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Teoria del complotto: come nascono e come si diffondono?

apr 07, 2022

Come mai le persone sono così affascinate dalle teorie del complotto? Perché in molti credono a teorie evidentemente assurde?

Le teorie del complotto un mondo governati dai poteri forti

Che cos'è una teoria del complotto?

Una teoria del complotto (chiamata anche teoria della cospirazione) è il tentativo di attribuire a un evento che ha avuto un grosso impatto mediatico (ad esempio l'attentato alle Torri Gemelle) una spiegazione alternativa a quella ufficiale. La teoria del complotto attribuisce le cause e le responsabilità ai cosiddetti "poteri forti" costruendo spiegazioni spesso complesse e poco credibili ma che generano un grande fascino nelle persone.

Perché è difficile credere che l’11 settembre 2001 sia stato un vero e proprio attentato terroristico realizzato utilizzando aerei di linea? Come mai qualcuno mette in dubbio lo “sbarco sulla Luna”? Esistono davvero persone che credono che la Terra sia piatta? Perché emergono i movimenti NOVAX e NOMASK? E per quale ragione alcuni individui non credono che il COVID-19 esista al punto da negare l’evidenza anche di fronte alle migliaia di vittime italiane e scendere in piazza per protestare? Come mai la tecnologia 5G spaventa così tanto? E come è possibile dubitare delle immagini della guerra in Ucraina? Proviamo a spiegare il fenomeno da un punto di vista psicologico.

Il complottismo può influenzare le decisioni politiche?

Proviamo a rispondere a queste domande utilizzando la psicologia in quanto disciplina scientifica e in grado di spiegare e comprendere il comportamento umano. Si ritiene che alla base di queste credenze vi siano alcuni fattori psicologici che generano e favoriscono la diffusione di queste ipotesi; ma attenzione a svalutare, irridere o sottostimare questo fenomeno dato che esso può produrre degli effetti negativi nella società e interferire con le decisioni politiche di un governo (vedi ad es. il caso "Stamina" o la cura "di Bella" in Italia). L’idea che esista una cospirazione a livello globale, al netto di quelle che possono essere delle vere e proprie derive psicopatologiche, ha sempre esercitato un certo fascino ed è naturale quindi che queste narrazioni possano diffondersi nel vasto pubblico. In fondo esistono film, serie televisive e romanzi che hanno basato il loro successo proprio prendendo spunto dalla “cospirazione”.

Perché una persona viene affascinata dalle “teorie del complotto”?

Sicuramente siamo di fronte a un fenomeno complesso e di conseguenza non esiste un’unica spiegazione plausibile. Alcuni individui sono guidati dal genuino desiderio di comprendere meglio il contesto in cui vivono e quindi tendono a ricercare costantemente delle nuove informazioni in particolare sulla rete intercettando così facilmente siti che offrono spiegazioni “alternative”. Una volta immersi in un contesto di informazioni plausibili anche se potenzialmente irrealistico è molto più facile del previsto il ritrovarsi imprigionati in una visione “complottista”.  Altre persone, invece, trovano paradossalmente “rassicurante” l’idea che esista un gruppo segreto in grado di controllare ogni evento nel mondo, mentre in alcuni casi la motivazione nasce dalla necessità di sostenere e mantenere un’immagine positiva di sé e del gruppo sociale di riferimento. Se una persona entra a far parte dei cosiddetti “Novax” le sue convinzioni verranno alimentate dagli altri membri del gruppo e la questione travalicherà nettamente la dimensione razionale. L’identità del gruppo e il senso di appartenenza saranno più forti di ogni questione “scientifica”. Proprio per questa ragione le rassicurazioni oggettive non possono produrre il risultato sperato (ad esempio cambiare l’atteggiamento di un “negazionista” rispetto al COVID-19) ma anzi alimenteranno un effetto paradosso. L’essere umano ha uninnata capacità di costruire nessi causali partendo da un ambiente naturalmente “sfocato” e questa risorsa mentale, che in genere aiuta l’individuo a sviluppare una visione coerente del mondo, può in alcuni casi sfociare nelle “teorie del complotto”. In assenza di una spiegazione “concreta” o di fronte a fenomeni complessi la necessità di “dare senso” e “attribuire significato” a quanto si osserva può prendere il sopravvento.

Le teorie del complotto spiegano qualsiasi dettaglio riducendo l'ansia

Le Teorie del complotto sono le uniche a fornire una spiegazione dettagliata di ogni fenomeno riuscendo così a placare la componente emozionale (ansia, paura) che normalmente si attiva di fronte all’incertezza. Se tutti gli eventi catastrofici (anche quelli naturali) sono stati generati dalle decisioni di un gruppo di potere “segreto” significa che tutto sommato viviamo in un mondo ordinato, comprensibile e prevedibile. Molto meglio che pensare di trovarsi, il più delle volte, in balia del caso, della Natura, degli errori umani e organizzativi o di gruppi terroristici pronti a commettere ogni tipo di atrocità. È quindi più rassicurante credere che le bare sui camion militari di Bergamo fossero vuote e che fosse tutta una simulazione ardita dal Governo piuttosto che accettare la triste e inquietante realtà che il virus possa uccidere in modo indiscriminato qualsiasi persona.

I Poteri forti: una causa certa per ogni problema del mondo.

A parte l’evidente tautologia (un potere è per sua definizione “forte”) poter attribuire a un’unica causa specifica ogni problema personale e professionale è rassicurante. Ad esempio, se la mia impresa non funziona è colpa di qualche complotto esterno e non della mia eventuale incapacità di cogliere i segnali di cambiamento del mercato. Ovviamente per spiegare come si sviluppano certi fenomeni sto estremizzando, infatti, certi problemi sono concreti soprattutto in Italia (ad es. la burocrazia, la scarsa meritocrazia, le infrastrutture spesso obsolete) ma essere consapevoli di ciò è ben diverso dal credere che esista da qualche parte uno sparuto manipolo di “potenti” in grado di decidere per tutta l’umanità. Gli esseri umani possono rimanere affascinati da una Teoria del complotto perché questa è in grado di soddisfare tutti i bisogni più profondi e reconditi della mente. Ma anche perché questa svolge una funzione “rassicurante” ed è in grado di preservare le convinzioni personali rispetto al contesto. Ad esempio, se un individuo considera, in modo stereotipato, la Natura come “benevola” sarà per lui impossibile accettare l’idea che essa possa nuocere all’essere umano. Di conseguenza un virus dovrà essere per forza nato in qualche laboratorio segreto o essere frutto di un piano “diabolico” di qualche potente personaggio (come ad esempio Bill Gates che paradossalmente con la sua fondazione benefica si occupa dal 2000 di solidarietà e di questioni sanitarie ma non di sicuro di diffondere virus come invece alcune Teorie Cospirazioniste sostengono). Inoltre, è difficile da accettare che fenomeni di portata mondiale possano avere spiegazioni semplici o siano il frutto di banali errori. Ma come ricorda il noto “rasoio di Occam” la spiegazione più semplice e anche quella probabilmente più certa. Quando la trama si complica in modo eccessivo la narrazione diviene sì più affascinante ma decisamente meno credibile.

Chi sono i "complottisti"?

L'espressione complottista è un neologismo riferito a quella persona convinta che dietro molti avvenimenti si nascondano delle cospirazioni, delle trame e dei complotti occulti. Le persone che si sentono più fragili ed insicure tendono a subire un fascino maggiore proprio dalle teorie del complotto. Queste visioni infatti appaiono tranquillizzanti poiché non lasciando nessun grado di incertezza e quindi sono anche in grado di placare l’ansia. Come abbiamo già sottolineato nulla viene lasciato al caso in queste spiegazioni.

L’idea poi che esista un “colpevole” concreto e reale (ad es. un gruppo oscuro, le multinazionali o qualche gruppo alieno) può essere molto più rassicurante che diventare consapevoli che la nostra esistenza è anche in balia del caso. Attenzione con questo non voglio asserire che non esistano dei complotti reali, la storia dell’umanità è piena di episodi dalle trame oscure ma la visione “complottista” tende a focalizzarsi in modo esclusivo su alcuni eventi specifici e in particolare proprio su quelli che hanno avuto una grande risonanza mediatica. Ovvero proprio quegli eventi su cui abbiamo una grossa documentazione a disposizione (ad esempio la missione Apollo della NASA) in grado di sciogliere qualsiasi dubbio. È evidente che siamo andati sulla Luna anche per una questione “logica” e non solo scientifica. Costruire una falsa missione lunare (proprio durante la cosiddetta corsa verso lo spazio e con l’Unione Sovietica pronta a cogliere qualsiasi errore degli americani) sarebbe stata un’operazione talmente dispendiosa da richiedere risorse infinite e la necessità di controllare per decenni migliaia di persone coinvolte nel progetto. Un’ipotesi impossibile e poco credibile che è stata la trama del film “Capricorn One” del 1978.

Il contesto in cui è nata la teoria del "falso sbarco sulla Luna"

È importante ricordare il periodo storico in cui è nata la teoria del complotto sul programma “Apollo”. Il progetto che aveva portato l’uomo sulla Luna si è concluso nel 1972 e proprio verso la fine degli anni ’70 si era diffuso e radicato un senso di sfiducia generale verso le istituzioni (per via della guerra in Vietman e dello scandalo Watergate). Un contesto psicologico, sociale e politico ideale per far nascere una visione cospirazionista. Inoltre, abbiamo una quantità enorme di documentazione e di prove scientifiche inequivocabili che confermano senza ombra di dubbio che l’uomo è realmente sbarcato sulla Luna. Ma attenzione, chi crede in una teoria del complotto costruirà la sua convinzione partendo proprio da delle premesse sbagliate. È infatti completamente inutile in un confronto con un “negazionista” portare delle prove concrete. Il problema non riguarda il contenuto della comunicazione ma una dimensione più complessa sul piano psicologico (sia cognitivo che emozionale). La persona che crede che la Terra sia piatta avrà già costruito una solida convinzione che difficilmente potrà mettere in dubbio. Inoltre all’interno dei gruppi social dei “complottisti” queste ipotesi vengono costantemente rafforzate da presunte prove che donano l’illusione ai propri membri di aver compreso una realtà che sfugge ai più. Le teorie del complotto rinforzano l’autostima e regalano l’idea di esclusività.

Una volta accettata una visione alternativa sarà poi difficile poterla cambiare e le prove scientifiche produrranno l’effetto opposto ovvero rafforzeranno la convinzione che qualcosa di oscuro è realmente accaduto. Perché in fondo scienziati e ricercatori si affannano tanto per contrastare questo fenomeno? Evidentemente per un “negazionista” questa è la prova che ci sia davvero qualcosa “dietro”. Oppure pensate a quanto sia gratificante per un individuo credere di aver compreso una verità molto meglio di un ricercatore o quanto sia piacevole poter controbattere sui social l’argomentazione di un noto professore o scienziato di fama internazionale. In generale poi l’idea che possa esistere un’intenzionalità dietro ogni evento è rassicurante. Un terremoto non è un evento imprevedibile dato che è causato da qualche potente sistema militare (HARPP) e una pandemia non può essere un caso ma deve essere stata progettata in qualche laboratorio. Un mondo coerente è molto più rassicurante dell’idea di vivere in un contesto instabile, complesso ed incerto.

I Simpson hanno predetto ogni cosa?

Un altro esercizio che viene spesso condotto da chi crede ai complotti è la ricerca attiva di qualche segnale nascosto in una foto, in un film o in qualche libro che possa in qualche modo aver predetto un evento catastrofico. Così l’11 settembre 2001 era già stato previsto in una copertina di un album Blood on the Dancefloor di Michael Jackson oppure i Simpons avevano già annunciato l’arrivo della pandemia. In verità la nota serie di cartoni animati creata da Mat Groenings sembra aver previsto qualsiasi evento dell’umanità! Ma è davvero possibile? Ovviamente no. Una spiegazione “ex-post” di un fenomeno condotta in questo modo produce per forza un risultato. Nel momento in cui ricerchiamo dal presente una spiegazione nel passato avremo a disposizione un mare magnum di informazioni su cui costruire tutti i nessi causali che vogliamo. Ci sarà sempre un passaggio di un libro, una battuta in un film o un piccolo particolare in un’immagine che potrà essere ricondotta a un evento realmente accaduto in seguito. Diventiamo tutti esperti guardando la realtà da questa prospettiva e gli errori commessi dagli altri appaiono così inspiegabili.

Nostradamus: come è riuscito a prevedere il futuro?

Per questa ragione le note quartine di Nostradamus sembrano funzionare molto bene. Esse sono sufficientemente oscure e nebulose da poter “prevedere” qualsiasi evento nel futuro. Sarà l’essere umano a costruire i nessi causali e le spiegazioni dopo che si sarà verificato un evento. Più o meno nello stesso modo funzionano gli oroscopi. Essi forniscono delle indicazioni volutamente superficiali lasciando poi all’individuo il compito di completare il lavoro costruendo un significato adatto alle sue personali esigenze. Il problema è che una volta strutturata una convinzione (ad esempio l’uomo non è mai stato sulla Luna) l’individuo ricercherà attivamente solo l’informazione che confermerà questa ipotesi. Un noto fenomeno psicologico, ovvero la dissonanza cognitiva, spiega in modo approfondito questo processo. Se poi la persona si è esposta pubblicamente o fa parte di un gruppo questo meccanismo diviene ancora più subdolo. Sarà quasi impossibile per un “Novax” ammettere di aver sbagliato soprattutto se poi è inserito in una dinamica di gruppo (sia essa “tradizionale” che “online”). In generale ammettere i propri errori significa rimettere in discussione tutto il nostro sistema di credenze e convinzioni.

La scienza alimenta le incertezze.

L’approccio scientifico non può soddisfare chi crede nelle teorie della cospirazione dato che generalmente esso non è in grado di sciogliere tutti i dubbi e lascia un ampio margine di incertezza nelle persone. Inoltre, per comprendere alcuni meccanismi è necessaria una lunga preparazione specifica e in altri casi la spiegazione “scientifica” può apparire contro-intuitiva. Malgrado sia appurato che sia la Terra a ruotare intorno al Sole per la nostra percezione la realtà è ben diversa. La mente ci trae spesso in inganno regalandoci un’idea del mondo che spesso non corrisponde a quella che osserviamo. La scienza è in continuo sviluppo e basa le sue affermazioni su una solida modalità di ricerca. Comprendere alcuni fenomeni richiede anni e anni di studio mentre il web regala a tutti l’illusione di poter approfondire qualsiasi tema anche senza delle basi specifiche. Inoltre continuare a valorizzare la componente emozionale (“di pancia”) del pubblico non aiuta certamente a stimolare né la curiosità verso certi fenomeni, né la possibilità di padroneggiare alcuni temi.

In conclusione, vediamo qualche breve consiglio per gestire la comunicazione con una persona che crede nelle teorie del complotto:

  • Limitatevi ad ascoltare le sue posizioni.
  • Non è un vostro obiettivo modificare una convinzione strutturata.
  • Ogni vostro tentativo cadrà inevitabilmente nel vuoto dato che il problema non è a livello di contenuto e non siete di fronte a una questione esclusivamente “razionale”.
  • Evitate di usare dei riferimenti scientifici perché questi tendono ad alimentare l’insicurezza in chi crede nelle teorie dei complotti e rischiereste quindi di produrre un effetto paradosso.
  • Spostate la conversazione su qualche altro argomento.
  • Provate a trovare qualche punto di accordo in modo da favorire la dimensione relazionale magari su altri temi.
  • Ricordatevi che possiamo sempre scegliere i nostri interlocutori.
  • Svalutare o squalificare certe posizioni non solo è inutile ma tende a rafforzare queste convinzioni “distorte”.
  • Provate ad aprire un dialogo assertivo e pacato su questi temi magari dedicando del tempo in modo da rafforzare la dimensione relazionale e la fiducia.
  • In alcuni casi queste convinzioni possono essere sorrette da problematiche ben più profonde sul piano psicologico e in questo caso la questione è decisamente più delicata.

Dott.Igor Graziato

Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni

Specialista in Psicoterapia

Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)

Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy

Ipnosi Clinica Evidence Based

Membro dell'American Psychological Association

Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte

Bibliografia

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