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La claustrofobia: la paura degli spazi chiusi.

set 09, 2022

La claustrofobia ovvero la paura di rimanere bloccati in uno spazio angusto si può superare grazie alla VRT (Virtual Reality Therapy) senza l’utilizzo di psicofarmaci.

La claustrofobia la paura degli spazi chiusi

Che cos'è la claustrofobia?

Claustrofobia deriva dal latino claustrum che significa “luogo chiuso” e dal greco φόβος, phóbos, ovveoro "panico, paura". La claustrofobia può presentarsi in tante situazioni diverse come quando si prende un ascensore, un aereo o bisogna affrontare un esame medico come ad esempio una TAC o una risonanza magnetica. La prima cosa che è importante sapere è che una fobia specifica (come la claustrofobia) si manifesta a prescindere dal coraggio o dalla volontà dell’individuo. Infatti, i meccanismi celebrali che sono coinvolti in una fobia sono al di sotto del livello della consapevolezza; ed è per questo che esistono persone ritenute coraggiose, secondo lo stereotipo sociale, che possono svenire durante un prelievo del sangue (ematofobia). Una fobia si supera con uno specifico trattamento di psicoterapia breve che può essere supportato sia dall’ipnosi sia dall’uso della VRT Virtual Reality Therapy ovvero la terapia con la realtà virtuale.

Quali sono le cause della claustrofobia?

Secondo gli studi scientifici più recenti in ambito psicologico la claustrofobia si sviluppa sia attraverso un evento traumatico vissuto direttamente dalla persona sia attraverso altri meccanismi (alle volte è sufficiente osservare le reazioni di una figura adulta in una determinata situazione per apprendere e interiorizzare un dato schema comportamentale). Inoltre, chi soffre di claustrofobia è soggetto ad una percezione errata degli spazi. Infatti la persona considera gli spazi molto più ristretti del normale e questo è un trigger (uno stimolo) più che sufficiente per generare una risposta di ansia e un comportamento di fuga. Tutte le fobie inducono le persone a percepire il mondo in modo distorto. L’ansia è in grado di bloccare e ridurre le capacità cognitive, le capacità di valutazione e può portare ad errate conclusioni. Ad esempio, una persona che teme di perdere il controllo della propria automobile potrebbe percepire come più inclinati i ponti di quanto lo siano in realtà, sentire in modo più intenso una lieve turbolenza in aereo o avvertire come molto più limitati gli spazi a disposizione in un ascensore. Gli studi evidenziano come la claustrofobia sia in grado di modificare le capacità percettive, cognitive e addirittura le stime relative allo spazio a disposizione. Paradossalmente avere a disposizione uno spazio ampio può innescare dei pensieri catastrofici. Ad esempio, salire su un treno vuoto può portare chi soffre di claustrofobia a immaginare che cosa accadrà quando saliranno altri passeggeri e il suo spazio sarà limitato. Questo tipo di pensiero è più che sufficiente per innescare una risposta emozionale importante. La claustrofobia è una fobia piuttosto diffusa, si calcola che circa il 12/13% della popolazione soffra di questa paura irrazionale per gli spazi chiusi. Inoltre circa il 75% dei soggetti con claustrofobia temono più di una situazione (ad esempio i tunnel, gli ascensori ecc). In sintesi la claustrofobia si genera:


  • Per aver subito un evento traumatico da bambino: alcuni adulti che soffrono di claustrofobia riportano di aver avuto uno o più eventi in cui sono rimasti intrappolati o chiusi in uno spazio ristretto da bambini.
  • Aver osservato un adulto reagire in modo eccessivo: ad esempio il fatto di essere rimasti chiusi in un ascensore con una figura adulta particolarmente ansiosa durante l’infanzia.
  • Un evento scatenante dopo l'infanzia: ad esempio il rimanere bloccato in un ascensore o l’aver affrontato un viaggio aereo con delle forti turbolenze.


Come tutte le difficoltà psicologiche anche la claustrofobia può trovare una spiegazione di carattere genetico, ma come sempre l’insorgere di una patologia psicologia rappresenta sempre l’insieme di tantissimi fattori e variabili. Sicuramente l’ambiente familiare gioca un ruolo fondamentale nella genesi di molte fragilità psicologiche.

La claustrofobia la paura degli spazi chiusi influisci anche sulla percezione degli ambienti
Vuoi superare la claustrofobia con la VRT (Virtual Reality Therapy)?
La claustrofobia è un'intensa paura degli spazi confinati o chiusi.

Molte delle nostre paure sono più che ragionevoli e ci aiutano a sopravvivere. Se non temessimo l’altezza il rischio sarebbe quello di commettere prima o poi qualche imprudenza fatale. Infatti, chi pratica degli sport estremi rischia di sentirsi troppo sicuro, di percepire solo l’adrenalina e banalmente di esporsi a situazioni pericolose. Un paracadutista provetto potrebbe arrivare a eseguire manovre sempre più rischiose evitando di seguire le procedure di sicurezza previste. La fobia invece è qualcosa di completamente diverso: si tratta di una paura irrazionale per un oggetto o una situazione. Il livello di paura sperimentata da una persona che soffre di una fobia è molto più elevato del potenziale pericolo reale. Ad esempio chi soffre di aracnofobia (la paura per i ragni) potrebbe entrare in ansia alla vista di un piccolo ragnetto sul cruscotto dell’auto arrivando al punto di commettere qualche manovra pericolosa mentre sta guidando. Le fobie limitano l’esistenza, riducono l’autostima, incrementano il senso di inferiorità e di vergogna e mettono a dura prova le relazioni interpersonali e anche la propria vita professionale.

Quali sono i sintomi della claustrofobia?

È importante ricordare che la claustrofobia è tale solo se interferisce direttamente con la proprio vita personale e professionale ovvero se ti porta a cambiare il tuo stile di vita e ad evitare situazioni come il fatto di prendere un ascensore, un treno o attraversare un tunnel. Vediamo insieme i principali sintomi che caratterizzano la claustrofobia con l’invito di evitare di fare un’autodiagnosi. Infatti ricordati che è sempre necessario rivolgersi a uno psicologo-psicoterapeuta per inquadrare il disturbo in modo che possa essere trattato in modo professionale.

Sintomi fisici:

  • Sudare o tremare.
  • Senso di oppressione al petto
  • Accelerazione del battito cardiaco.
  • Difficoltà nella respirazione.
  • Respiro affannato.
  • Brividi o vampate improvvise di calore.
  • Percepire il rossore nel volto.
  • La sensazione di soffocamento.
  • Nausea, mal di stomaco e problemi gastro-intestinali.
  • Vertigini.
  • La sensazione di svenire.
  • Bocca asciutta.
  • Sentirsi confusi o disorientati.
  • Intorpidimento o formicolio.
  • Ronzio alle orecchie.
  • Rimanere completamente bloccati ed incapaci di prendere qualsiasi decisione.
  • Cercare di scappare dal luogo chiuso.
  • Diventare aggressivi

Nel caso dei bambini compare spesso il pianto incontrollato, l’attaccamento verso una figura adulta, il fatto di chiudere gli occhi o il rimanere completamente bloccato e immobile. Emergono anche i tipici comportamenti di evitamento come il tentativo di prendere a tutti i costi le scale piuttosto che l’ascensore. Questo comportamento si osserva anche negli adulti.

Sintomi emotivi:

  • Paura di perdere il controllo.
  • Paura di svenire.
  • Terrore e paura fuori controllo.
  • Ansia.
  • Un bisogno incontrollato di scappare
  • Paura di morire.

Quando accade tutto ciò la persona comprende che la sua paura è irrazionale ma non riesce a superarla. Questo incrementa un pericoloso circolo vizioso che tende a far peggiorare le condizioni psicologiche della persona.

Un bambino può diventare claustrofico  anche osservando le reazioni e il comportamento di un adulto.
Come viene diagnosticata la claustrofobia?

Come ho già indicato è fondamentale evitare ogni forma di auto-diagnosi ed è necessario rivolgersi a uno psicologo-psicoterapeuta. Infatti attraverso un assessment psicologico, ovvero con un colloquio e l’uso di test psicologici specifici e validati scientificamente, sarà possibile comprendere se il tuo disagio è legato ad una normale paura, a una condizione medica generale che richiederà ulteriori approfondimenti o a un disturbo psicologico. In seguito troverai alcuni criteri diagnostici che possono aiutarti a focalizzare meglio il tuo problema senza ovviamente voler sostituire una diagnosi effettuata da un professionista.

In generale le persone che soffrono di claustrofobia presentano alcuni sintomi tipici come:

  • La paura irrazionale per gli spazi chiusi presente nel quotidiano da almeno sei mesi.
  • Un incremento dell’ansia in relazione a una situazione specifica o un oggetto specifico (ad esempio l’ascensore, attraversare un tunnel ecc.)
  • Il solo pensiero è in grado di attivare una reazione emotiva significativa.
  • Il voler evitare consapevolmente le situazioni che sono temute (ad esempio il non prendere l’ascensore, l’aereo o il non attraversare un tunnel in automobile).
  • La consapevolezza che la paura è più intensa del normale.

Infine, la claustrofobia deve interferire in modo significativo con la qualità della vita, con la dimensione sociale, relazionale e professionale.

Come si cura la claustrofobia?

Oggi, oltre alla psicoterapia e all’ipnosi, è possibile utilizzare la VRT (Virtual Reality Therapy) ovvero la terapia con la realtà virtuale. Questo tipo di trattamento è basato su evidenze scientifiche ed è in grado di produrre dei risultati significativi aiutando la persona a superare la claustrofobia. Infatti, la realtà virtuale risulta efficace anche senza l’assunzione di farmaci e può garantire un risultato persistente nel tempo. L’innovazione tecnologica oggi mette a disposizione dello psicologo e dello psicoterapeuta degli strumenti nuovi che permettono di trattare con maggiore efficacia una fobia rendendo anche più confortevole il percorso di cura. Grazie alla “terapia dell’esposizione”, realizzata con la Realtà Virtuale, al lavoro sulla dimensione cognitiva (le convinzioni, i pensieri catastrofici e il dialogo interno) e all’ausilio delle tecniche di rilassamento sono certo che potrai affrontare la tua fobia.

Dott.Igor Graziato

Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni

Specialista in Psicoterapia

Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)

Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy

Ipnosi Clinica Evidence Based

Membro dell'American Psychological Association

Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte

Riferimenti scientifici

  • Botella, C., Villa, H., Baños, R., Perpiñá, C., & García-Palacios, A. (1999). The treatment of claustrophobia with virtual reality: Changes in other phobic behaviors not specifically treated. CyberPsychology & Behavior, 2(2), 135–141
  • Febbraro, G. A. R., & Clum, G. A. (1995). A dimensional analysis of claustrophobia. Journal of Psychopathology and Behavioral Assessment, 17(4), 335–351.
  • Gehl, R. H. (1964). Depression and claustrophobia. The International Journal of Psychoanalysis, 45(2-3), 312–323.
  • Van Diest, I., Smits, D., Decremer, D., Maes, L., & Claes, L. (2010). The Dutch claustrophobia questionnaire: Psychometric properties and predictive validity. Journal of Anxiety Disorders, 24(7), 715–722
  • Wiederhold, B. K., & Wiederhold, M. D. (2005). Claustrophobia. In B. K. Wiederhold & M. D. Wiederhold, Virtual reality therapy for anxiety disorders: Advances in evaluation and treatment (pp. 165–171). American Psychological Association.

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