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La paura del sangue. Come si cura l'ematofobia?

ago 31, 2022

La  fobia del sangue (detta ematofobia) è la paura intensa legata alla vista del sangue. E' una delle fobie che può portare a una risposta vasovagale provocando lo svenimento nella persone ematofobica.

La paura del sangue: come si supera l'ematofobia?

Come si chiama la paura del sangue?

L’emofobia è una paura persistente ed irrazionale che genera nelle persone un forte senso di angoscia, ansia, disgusto e di alterazione che può portare persino allo svenimento nei casi più gravi. Il termine emofobia deriva dal greco “aimo” (sangue) e phobos (paura). Nelle DSM-5 l’emofobia viene identificata come “fobia specifica”. Le fobie in generale sono delle paure estreme che possono interferire con la vita personale e professionale di ciascuno di noi. Coloro che soffrono di una fobia specifica spesso si sentono impotenti rispetto ai lori sintomi e sperimentano un senso di inadeguatezza e vergogna. Le persone che hanno paura del sangue possono vivere con estrema angoscia un prelievo del sangue fino al punto da evitare di fare degli esami medici, in alcuni casi possono temere di perdere del sangue dal naso o da una ferita e sentirsi in ansia se osservano qualcuno che si ferisce anche in modo lieve. Allo stesso modo anche i film, i programmi televisivi o un semplice racconto possono innescare in loro delle potenti reazioni fisiologiche e psicologiche. È importante ricordare che, come in tutte le fobie specifiche, la questione non riguarda né la volontà né tanto meno il coraggio dato che queste reazioni vengono generate da sistemi che sono al di sotto del livello della consapevolezza e quindi al di fuori del controllo dell’individuo. Anche le persone ritenute “coraggiose” possono svenire di fronte a un semplice esame del sangue o alla vista di un ago.

Quali sono le cause dell’emofobia?

Come in tutte le fobie specifiche anche in questo caso l’origine della “paura del sangue” può risiedere in una componente ansiosa presente nella famiglia d’origine, da fattori relativi al contesto educativo o in altri casi da eventi traumatici. Spesso una fobia può essere innescata da una “life event” stressante come una brutta esperienza personale (ad esempio un problema durante un prelievo di sangue) o anche l’assistere a un brutto incidente. Generalmente le persone che soffrono d’ansia possono essere più predisposte a sviluppare una fobia specifica. Le figure genitoriali giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo psicologico di un bambino e di conseguenza come viene gestita una situazione critica da parte dell’adulto (ad esempio una ferita) rappresenta un altro elemento che può dar luogo allo sviluppo di una fobia specifica. Anche i racconti, le drammatizzazioni e le reazioni di una figura adulta di fronte a una situazione quotidiana possono facilitare lo sviluppo di una paura irrazionale. Le fobie tendono a peggiorare con il tempo e possono generalizzarsi coinvolgendo sempre più aspetti della vita quotidiana.

Quali sono i sintomi dell'emofobia?

I sintomi emergono quando una persona viene esposta direttamente alla vista del sangue ma possono anche presentarsi al solo pensiero di doversi sottoporre a un esame medico. La vista di un ago può innescare l’emofobia perché viene collegata immediatamente al prelievo e di conseguenza alla vista del sangue in una siringa. Vediamo brevemente i sintomi fisici e psicologici che caratterizzano la paura del sangue:

  • Sudare e tremare
  • Avere la nausea
  • Avere mal di stomaco
  • Sentire il battito cardiaco accellerato
  • Irrigidimento del corpo
  • Confusione mentale
  • Nei casi più gravi svenire alla vista del sangue
  • Dolori al petto

I sintomi comuni relativi alla “paura del sangue” includono quindi l’ansia, il panico, un desiderio incontrollabile di fuggire dalle situazioni come un esame medico e si accompagnano da forti sintomi di carattere fisico.

Svenire per la paura del sangue

L’emofobia innesca una significativa risposta vasovagale che comporta una maggiore probabilità di andare incontro a uno svenimento alla vista del sangue.

Come viene diagnosticata l'emofobia?

La diagnosi di emofobia deve essere realizzata da uno psicologo attraverso il colloquio clinico e, in alcuni casi, con il supporto di alcuni test specifici durante la fase di assessment. Lo psicologo è in grado di aiutare il paziente nel comprendere le caratteristiche del disturbo, i processi emozionali e di pensiero che sono associati alla fobia e accompagnarlo in un percorso di terapia per superare l’ematofobia. È di fondamentale importanza evitare il “fai da te”, delle auto-terapie o dei semplici consigli dato che questi potrebbero incrementare il disturbo, la frustrazione e innescare un complesso circolo vizioso sul piano psicologico. Il DMS-5 (il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders Diagnostic ovvero il manuale di riferimento diagnostico e statistico per i problemi psicologici)  identifica tre grandi gruppi di fobie ovvero l’agorafobia, la fobia sociale e le fobie specifiche. In questo ultimo cluster sono presenti alcune classiche fobie come ad esempio l’aracnofobia (la paura dei ragni), l’acrofobia (la paura dell’altezza) e la paura del sangue e tutta una serie di altre fobie. Secondo i criteri proposti dal DSM-5 la diagnosi di una fobia implica che la paura irrazionale sia presente da almeno sei mesi e non può essere spiegata dalla presenza di un’altra condizione psicologica o dall’uso di sostanze. La paura, inoltre, deve anche interferire in modo significativo con le attività personali, sociali e professionali.

Come si supera la paura del sangue?

Il trattamento per l’emofobia è simile a quello che viene utilizzato nelle altre fobie specifiche. In particolare oggi abbiamo a disposizione dei protocolli di intervento basati sull’evidenza scientifica che garantiscono, in termini probabilistici, la possibilità di risolvere il problema senza l’uso di farmaci. Il percorso prevede la psicoterapia, le tecniche di rilassamento, l’esposizione graduale allo stimolo che innesca la reazione fobica, l’ipnosi e in alcuni casi la VRT (Virtual Reality Therapy) ovvero la psicoterapia con la realtà virtuale che rappresenta oggi il sistema più innovativo per la gestione dell’ansia e delle fobie. Un altro aspetto importante per il paziente è comprendere la natura della fobia, il funzionamento del cervello e il motivo per cui si sperimentano delle reazioni così importanti sul piano fisico e comprendere come una fobia non sia una questione legata né al coraggio né alla volontà individuale. Grazie alla psicoterapia il paziente apprende delle specifiche strategie di coping che lo aiuteranno a gestire e superare l’emofobia.

L’emofobia in breve sintesi
  • L’emofobia è una paura intensa, irrazionale e incontrollabile che coinvolge il sangue e che interferisce in modo significativo con la vita personale e professionale del paziente.
  • I sintomi devono essere presenti da almeno sei mesi ed è necessario escludere, attraverso una diagnosi differenziale, la presenza di altri problemi psicologici o di un’eventuale dipendenza da sostanza.
  • L’emofobia si può superare grazie alla psicoterapia, all’ipnosi e all’uso della realtà virtuale.
  • Non è sempre necessario trattare il problema con i farmaci in quanto la psicoterapia evidence based garantisce, in termini probabilistici, la possibilità di superare questa e altre fobie.
  • E’ fondamentale evitare l’auto-diagnosi e i trattamenti “fai da te” dato che questi possono incrementare la gravità del problema.
  • Il trattamento di psicoterapia è breve e si svolge in genere nell’arco di 12 sessioni.

Riferimenti scientifici

  • Agras S, Sylvester D, Oliveau D. The epidemiology of common fears and phobia. Comprehensive Psychiatry. 1969;10(2):151–156.
  • American Psychiatric Association. Diagnostic and Stastical Manual of Mental Disorders. 5th edition. American Psychiatric Association; 2013.
  • Bienvenu OJ, Eaton WW. The epidemiology of blood-injection-injury phobia. Psychological Medicine. 1998;28(5):1129–1136.
  • Marks I. Blood-injury phobia: a review. American Journal of Psychiatry. 1988;145(10):1207–1213.
  • Olatunji BO, Ciesielski BG, Wolitzky-Taylor KB, Wentworth BJ, Viar MA. Effects of experienced disgust on habituation during repeated exposure to threat-relevant stimuli in blood-injection-injury phobia. Behavior Therapy. 2012;43(1):132–141.
  • Ritz T, Meuret AE, Ayala ES. The psychophysiology of blood-injection-injury phobia: looking beyond the diphasic response paradigm. International Journal of Psychophysiology. 2010;78(1):50–67.
  • Wani AL, Ara A, Bhat SA. Blood injury and injection phobia: the neglected one. Behav Neurol. 2014;2014:471340. doi: 10.1155/2014/471340. Epub 2014 Jun 24. PMID: 25049451; PMCID: PMC4094700.

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