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Perché l'app IMMUNI è stata un fallimento?

apr 22, 2021

La possibilità di tracciare i contagi rappresenta un aspetto strategico per la gestione della pandemia e oggi grazie alle nuove tecnologie e alla diffusione degli smartphone sarebbe potenzialmente semplice raggiungere questo obiettivo. Eppure, l’applicazione “Immuni” ha riscontrato uno scarso successo tra il pubblico e non si tratta di un fenomeno solo italiano.

La possibilità di tracciare i contagi derivati dal virus SARS-CoV-2 rappresenta un aspetto strategico per la gestione della pandemia e oggi grazie alle nuove tecnologie e alla diffusione degli smartphone sarebbe potenzialmente semplice raggiungere questo obiettivo. Eppure, l’applicazione “Immuni” ha riscontrato uno scarso successo tra il pubblico e non si tratta di un fenomeno solo italiano. Infatti, anche in diverse altre nazioni questo tipo di applicazioni sono state accolte in modo freddo o hanno generato un certo livello di diffidenza. Se da un lato sono emersi tutta una serie di timori legati alla privacy è probabile che lo scarso appeal di questo sistema di tracciamento sia imputare a una serie di variabili psicologiche. Tutti noi infatti regaliamo letteralmente una quantità enorme di dati personali tutte le volte che utilizziamo i social network o partecipiamo alla classica raccolta “punti”. Quali sono allora gli elementi che potrebbero aver frenato la diffusione di “Immuni”? Proviamo ad analizzarli insieme.

Un’applicazione che serve per comunicare una “bad news”
L’applicazione Immuni potrebbe segnalare in ogni momento all’utente di essere entrato in contatto con una persona “positiva” al coronavirus e quindi potrebbe sviluppare lui stesso il COVID-19. Una comunicazione delicata (o meglio una vera e propria “bad news”) che verrebbe così trasmessa in modo “impersonale” attraverso un avviso automatico. Sappiamo quanto sia delicata ogni comunicazione che concerne la salute e in veste di psicologi quanto in verità sia importante una presa in carico della componente emozionale del paziente. È anche difficile prevedere quali potrebbero essere i comportamenti di una persona di fronte a una notizia comunicata in questo modo o quale potrebbe essere il livello di attivazione e di stress.

Lo stigma della malattia
Essere potenzialmente positivi al SARS-CoV-2 e rischiare quindi di svilupppare il COVID-19 modifica improvvisamente il proprio status. Passare da “sani” a potenzialmente “positivi” può far emergere uno stigma sociale o dei comportamenti di evitamento da parte delle persone che conosciamo proprio nel momento in cui siamo fragili e spaventati.

La paura del COVID-19
Il timore è alla base di tanti comportamenti di evitamento e in alcuni casi può spiegare l’atteggiamento dei cosiddetti “negazionisti”. È difficile accettare che la nostra società sia messa in crisi da un “nemico invisibile” ovvero un virus che può non solo provocare danni severi nelle persone ma addirittura condurre alla morte nel giro di poco tempo. Un’applicazione che viene associata direttamente a una malattia “sconosciuta” può generare tutta una serie di emozioni che portano gli utenti ad evitare di installare “Immuni”.

Perché devo installare immuni? La dimensione motivazionale.
L’uso dell’App Immuni non produce effetti positivi nell’immediato e non fornisce nessuna particolare utilità nel quotidiano. L’intero progetto si limita a far leva su una dimensione “valoriale” non ben definita o su un vago “senso civico”. L’approccio “paternalistico” rischia di produrre degli effetti paradossali e di allontanare i potenziali utenti dall’utilizzo dell’app. Le persone tendono a risparmiare le risorse cognitive e non sono esseri passivi. L’intero progetto, invece, sembra essere realizzato partendo da una visione piuttosto tradizionale ed ingenua dell’essere umano. Sarebbe stato opportuno prima analizzare i bisogni psicologici degli utenti e stimolare, in modo positivo, i comportamenti virtuosi attraverso qualche meccanismo più raffinato sul piano cognitivo ed emozionale. Purtroppo, la Pubblica Amministrazione quando cerca di digitalizzare alcuni processi e servizi produce spesso dei sistemi poco user friendly, con un basso livello di appeal per l’utente finale sia dal punto di vista “visivo” che di processo.

La comunicazione e il marketing.
Questo aspetto è strategico per diffondere un’applicazione nel largo pubblico. Sarebbe stato fondamentale progettare un piano di comunicazione e di marketing differenziato in base al target di riferimento (ad es. giovani, adulti ed anziani), utilizzare uno stile “grafico” adeguato ed evidenziare l’utilità di tale applicazione attraverso una comunicazione semplice e accattivante. L’uso di un testimonial o meglio di un influencer avrebbe potuto motivare le persone a utilizzare l’app. Inoltre, anche la grafica e la struttura dell’App rischia di essere poco accattivante. Se fosse stato un prodotto commerciale sarebbe stato un vero insuccesso.

L’approccio “razionale” e “burocratico” mal si adatta a un contesto destrutturato tipico di un’emergenza. Inoltre, una pandemia mette a dura prova la dimensione emozionale, sociale e relazionale dato che si tratta di un fenomeno che può persistere per anni. La dimensione psicologica gioca un ruolo fondamentale sia nel promuovere i comportamenti adeguati e virtuosi (ad es. indossare la mascherina o mantenere la distanza sociale) che nel motivare le persone a installare un’applicazione per il tracciamento.

La diffusione di fake news e l’emergere di comportamenti di evitamento sono fenomeni prevedibili e non legati direttamente all’uso dei social network. Facebook e Twitter hanno semplicemente amplificato un fenomeno che è sempre emerso nelle situazioni di emergenza. La componente psicologia, sia essa cognitiva che emozionale, deve essere valutata con attenzione da parte dei decisori politici per promuovere dei comportamenti virtuosi.

L’essere umano ha una “razionalità limitata”, la mente non funziona come quella di un computer e i processi cognitivi sono soggetti ad errori anche molto grossolani. La capacità di comprendere alcuni fenomeni complessi viene messa rapidamente in crisi dai limiti della nostra mente. Anche i soggetti esperti possono poi incorrere in errori di valutazione o di comprensione dell’evoluzione di una pandemia. Per questa ragione è necessario preparare sia la popolazione che le istituzioni a pensare in termini “preventivi”.

L’Italia, infatti, particolare è un paese fragile sia dal punto di vista sismico che vulcanico, risultano numerose le zone a rischio che prima o poi saranno interessate da qualche emergenza. Per questa ragione sarebbe utile iniziare ad affrontare questi temi in anticipo partendo già dalla scuola per non trovarsi ad affrontare, impreparati, ulteriori emergenze.

Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association

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