Il coaching da una prospettiva psicologica: evidenze scientifiche

Negli ultimi vent'anni il coaching si è affermato come una delle pratiche di sviluppo professionale più diffuse nelle organizzazioni. L'aumento della complessità dei contesti lavorativi, la necessità di sviluppare una leadership efficace, l'accelerazione dei cambiamenti tecnologici e la crescente attenzione al benessere dei lavoratori hanno spinto numerose aziende a integrare il coaching nei propri sistemi di sviluppo delle risorse umane. Sebbene il coaching sia praticato anche da professionisti non psicologi, la letteratura scientifica evidenzia come gli psicologi possiedano delle competenze specifiche, profondamente radicate nei modelli teorici della disciplina, che li rendono particolarmente qualificati nel promuovere cambiamenti stabili, consapevoli ed eticamente fondati. Il lavoro di Vandaveer et al. (2016) rappresenta uno dei primi tentativi sistematici di definire, attraverso una practice analysis, le competenze chiave (KSAP: Knowledge, Skills, Abilities, Personal Characteristics) che caratterizzano il coaching psicologico, nonché i processi, gli strumenti e i fattori critici di successo che ne determinano l'efficacia.
Che cos’è il coaching psicologico
Secondo la definizione emersa dalla ricerca, il coaching psicologico è "un processo individualizzato di sviluppo professionale in cui uno psicologo lavora con individui o team per migliorarne l'efficacia nei ruoli organizzativi e svilupparne il potenziale futuro, utilizzando metodologie fondate su teorie psicologiche consolidate." Questa prospettiva distingue chiaramente il coaching psicologico da:
- counseling e psicoterapia, che intervengono sulla sofferenza emotiva e sui disturbi clinici;
- consulenza manageriale, focalizzata su soluzioni tecniche e organizzative;
- formazione, orientata alla trasmissione di conoscenze e competenze tecniche.
Il coaching psicologico opera invece sulla crescita della persona nel ruolo, integrando strumenti di assessment, i modelli teorici sul comportamento umano, le conoscenze sulla motivazione, sui processi decisionali, sulle relazioni interpersonali e sulla dinamica dei sistemi organizzativi.
Perché le organizzazioni ricorrono al coaching
Nel contesto competitivo e in rapido mutamento delle organizzazioni contemporanee, il coaching è diventato uno degli strumenti più efficaci per sostenere lo sviluppo delle persone e per rispondere alle crescenti richieste di flessibilità, innovazione e leadership. Le aziende si trovano oggi a gestire ambienti complessi, in cui le competenze tecniche non sono più sufficienti: serve un continuo adattamento psicologico, relazionale e strategico. È in questo scenario che il coaching acquista valore, rappresentando un intervento personalizzato in grado di incidere sui comportamenti chiave e sul mindset dei professionisti. L’indagine mostra che le finalità più frequenti del coaching sono:
- sviluppo di leadership e potenziale;
- miglioramento della performance attuale;
- supporto nei passaggi di ruolo;
- aumento della consapevolezza personale e relazionale;
- interventi su comportamenti che ostacolano l’efficacia (derailers).
Il coaching si inserisce quindi come leva strategica per sostenere la capacità adattiva delle organizzazioni attraverso lo sviluppo dei loro leader. In sintesi, le organizzazioni ricorrono al coaching non solo per affinare competenze individuali, ma per costruire sistemi di leadership più maturi, consapevoli e capaci di sostenere il cambiamento. Agire su consapevolezza, comportamento e capacità decisionali produce benefici che si estendono oltre il singolo coachee, generando un impatto positivo sull’intero ecosistema aziendale. Il coaching diventa così una leva strategica per promuovere resilienza, efficacia e crescita sostenibile nelle organizzazioni moderne.
Il processo di coaching psicologico
Il coaching psicologico non è un intervento estemporaneo o intuitivo, ma segue un processo rigoroso e strutturato. La practice analysis condotta da Vandaveer et al. (2016) ha permesso di identificare un modello procedurale condiviso dalla comunità professionale degli psicologi-coach, articolato in otto fasi sequenziali che garantiscono efficacia, coerenza metodologica e ancoraggio ai principi scientifici della disciplina. Dalla practice analysis emerge un processo di coaching articolato in otto fasi principali:
- Analisi dei bisogni e qualificazione del cliente
Valutare se il coaching è l'intervento appropriato e se la persona è pronta ad affrontarlo. - Contratto psicologico e operativo
Chiarezza su obiettivi, ruoli, confini, riservatezza e criteri di successo. - Assessment e raccolta dati
Combinazione integrata di strumenti:
- interviste strutturate e semi-strutturate;
- feedback a 360°;
- dati organizzativi (performance, contesto);
- strumenti psicometrici standardizzati.
- Restituzione del feedback
Processo cruciale per la costruzione di consapevolezza e la definizione della direzione del percorso. - Goal setting e action planning
Definizione di obiettivi specifici, misurabili e condivisi con l'organizzazione. - Implementazione del piano e attività di coaching
Fase in cui avviene il cambiamento comportamentale e cognitivo attraverso:
- tecniche conversazionali avanzate;
- esercizi riflessivi;
- ristrutturazione cognitiva;
- sperimentazioni comportamentali.
- Valutazione dei progressi
Misurazione degli esiti, confronto con sponsor e HR, aggiustamenti del percorso. - Chiusura e transizione
Consolidamento dei risultati e predisposizione di un piano di sviluppo post-coaching.
Questo modello processuale conferma che il coaching psicologico si configura come un intervento strutturato, evidence-based e caratterizzato da un forte rigore metodologico. La presenza di fasi ben definite non solo ne garantisce la replicabilità e la valutabilità, ma tutela anche il cliente e l'organizzazione, assicurando trasparenza, professionalità ed efficacia. L'articolazione in otto tappe rappresenta dunque non un vincolo procedurale, ma una cornice di qualità che orienta la pratica professionale verso risultati misurabili e sostenibili nel tempo.
Le competenze fondamentali del coaching psicologico
Uno degli apporti più significativi della practice analysis condotta da Vandaveer et al. (2016) risiede nell'identificazione sistematica delle competenze fondamentali (KSAP) che qualificano il profilo dello psicologo-coach. Attraverso un'indagine empirica su larga scala, gli autori hanno rilevato il grado di criticità attribuito dai professionisti a ciascuna area di competenza, evidenziando non solo cosa deve sapere e saper fare uno psicologo nel coaching, ma anche quali caratteristiche personali risultano indispensabili per operare con efficacia ed etica. I risultati mostrano un quadro articolato e integrato di saperi teorici, abilità operative e qualità individuali.
Conoscenze (Knowledge)
Le aree di conoscenza ritenute più critiche includono:
- etica professionale e linee guida psicologiche (88%);
- sviluppo della leadership e management (88%);
- assessment psicologico (80%);
- organizzazione e comportamento organizzativo (75%);
- teorie della personalità e delle differenze individuali;
- motivazione, apprendimento, sviluppo adulto.
Queste conoscenze consentono allo psicologo coach di formulare ipotesi, leggere i comportamenti nel contesto, distinguere pattern disfunzionali e progettare interventi fondati.
4.2 Abilità (Skills)
Tra le abilità più importanti:
- ascolto attivo e aperto (98%);
- costruzione e cura della relazione (97%);
- capacità di assessment e raccolta informazioni (96%);
- comunicazione efficace e flessibile (95%);
- pensiero strategico (85%);
- gestione dei conflitti (85%);
- facilitazione dei processi (81%).
Il coaching psicologico non è una “conversazione amichevole”, ma un processo professionale che richiede abilità complesse di analisi, relazione e guidare il cambiamento.
4.3 Caratteristiche personali (Personal Characteristics)
Le qualità personali risultano decisive:
- integrità e etica (98%);
- consapevolezza di sé (98%);
- credibilità professionale (96%);
- adattabilità (96%);
- pensiero critico e rigore (96%);
- empatia (95%);
- gestione dell’ambiguità.
Il coaching psicologico richiede maturità personale, capacità di auto-monitoraggio, gestione del proprio impatto e neutralità. L'analisi delle competenze KSAP restituisce un profilo professionale complesso e multidimensionale, che va ben oltre la semplice padronanza di tecniche conversazionali. Lo psicologo-coach si distingue per un'integrazione unica di sapere scientifico, abilità relazionali raffinate e qualità personali mature. Le percentuali elevate attribuite a dimensioni come l'etica, la consapevolezza di sé e la credibilità confermano che il coaching psicologico è una pratica che si fonda tanto sulla competenza tecnica quanto sull'integrità e sulla responsabilità professionale. È proprio questa triade — conoscenze, abilità e caratteristiche personali — a rendere lo psicologo un professionista particolarmente qualificato per accompagnare le persone in percorsi di cambiamento autentico, sostenibile ed eticamente orientato.
Fattori che determinano il successo o il fallimento del coaching
Comprendere cosa funziona nel coaching è fondamentale tanto quanto definirne il processo e le competenze. La practice analysis di Vandaveer et al. (2016) ha dedicato particolare attenzione all'identificazione dei fattori critici di successo e di insuccesso, interrogando gli psicologi-coach sulle condizioni che facilitano o ostacolano l'efficacia dell'intervento. Ciò che emerge è una visione sistemica e multifattoriale: il successo del coaching non dipende da un singolo elemento, ma dall'interazione dinamica tra le caratteristiche del coach, la qualità della relazione, la prontezza del cliente e il contesto organizzativo. Conoscere questi fattori permette di progettare interventi più consapevoli e di prevenire fallimenti evitabili.
Fattori di successo
Secondo gli esperti intervistati, i principali driver di un coaching efficace sono:
- Qualità del coach (59%)
Comprende competenza tecnica, insight psicologico, adattabilità, efficacia personale. - Forza della relazione coach–coachee (48%)
Alleanza, fiducia, rispetto reciproco. - Prontezza e motivazione del coachee (41%)
Disponibilità al feedback, motivazione intrinseca al cambiamento, apertura.
Fattori di potenziale insuccesso del coaching
Quando un coaching non funziona, spesso entrano in gioco:
- scarsa motivazione o inadeguatezza del coachee;
- errori o rigidità del coach (giudizio prematuro, eccesso di direttività, ego, mancato ascolto);
- contesto organizzativo non pronto o poco supportivo;
- mancanza di competenze tecniche o metodologiche del coach.
Il coaching psicologico richiede dunque un forte orientamento etico e un continuo monitoraggio della relazione triadica coach–coachee–organizzazione. I dati sugli elementi di successo e insuccesso confermano che il coaching psicologico è un processo relazionale complesso, in cui nessuna variabile può essere considerata isolatamente. La qualità del coach emerge come il fattore più determinante, ma essa si esprime pienamente solo in presenza di un cliente motivato e di un contesto che sostiene il cambiamento. Al tempo stesso, l'analisi dei fattori di insuccesso evidenzia quanto sia cruciale la responsabilità professionale del coach: errori metodologici, rigidità teoriche o mancanza di consapevolezza personale possono compromettere anche gli interventi più ben strutturati. Questo quadro sottolinea l'importanza della supervisione, della formazione continua e della capacità riflessiva come elementi costitutivi — non accessori — della pratica professionale dello psicologo-coach.
Perché la prospettiva psicologica è cruciale nel coaching
Una delle domande centrali che attraversa il dibattito sul coaching riguarda il valore aggiunto della formazione psicologica: cosa rende uno psicologo diverso da un coach generico? La practice analysis di Vandaveer et al. (2016) affronta direttamente questa questione, raccogliendo le riflessioni degli psicologi-coach sulla rilevanza della loro formazione disciplinare. I risultati non lasciano spazio a dubbi: la preparazione psicologica non è un elemento accessorio, ma costituisce il fondamento epistemologico e operativo che orienta la pratica, ne garantisce la sicurezza e ne amplifica l'efficacia.
I partecipanti allo studio sottolineano che la formazione psicologica è “essenziale” o “centrale” nella loro pratica, poiché permette:
- una comprensione profonda della natura del comportamento umano;
- la capacità di valutare rischi e segnali di disagio, evitando danni;
- l’utilizzo corretto degli strumenti di assessment;
- la gestione etica e sicura della relazione;
- l’integrazione di più modelli psicologici in modo flessibile ed evidence-based.
La prospettiva psicologica consente al coach di muoversi su più livelli: cognitivo, emotivo, relazionale, sistemico e comportamentale. Quanto emerge dallo studio conferma che il coaching psicologico non è semplicemente "coaching fatto da psicologi", ma una pratica qualitativamente diversa, fondata su una lettura scientifica del funzionamento umano. La formazione psicologica fornisce una cassetta degli attrezzi concettuale e metodologica che permette di affrontare la complessità con sicurezza, di distinguere ciò che è alla portata del coaching da ciò che richiede altri tipi di intervento, e di tutelare il cliente da interventi superficiali o potenzialmente dannosi. In un contesto in cui il coaching è spesso praticato senza regolamentazione né requisiti formativi chiari, la prospettiva psicologica rappresenta un criterio di qualità e una garanzia etica per le persone e per le organizzazioni che investono nello sviluppo professionale.
Sintesi
Il coaching psicologico emerge, dalla ricerca, come una pratica altamente complessa e scientificamente fondata, che richiede:
- competenze avanzate,
- conoscenze teoriche solide,
- capacità relazionali sofisticate,
- un processo rigoroso orientato alla valutazione e al cambiamento.
In un contesto lavorativo caratterizzato da instabilità, pressione e trasformazioni continue, il contributo dello psicologo coach è sempre più rilevante: facilita consapevolezza, efficacia, benessere e sviluppo delle persone e delle organizzazioni.
La practice analysis di Vandaveer et al. fornisce finalmente una base strutturata per definire standard professionali, formare nuovi coach psicologi e orientare la ricerca scientifica futura nel settore.
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