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I robot e la psicologia: quali scenari ci attendono?

ago 22, 2021

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad uno sviluppo tecnologico che coinvolge i computer, il web, l’intelligenza artificiale e anche la robotica. La HRI Human Robot Interaction è la disciplina che studia il rapporto tra l’essere umano e gli automi. 

I robot e la psicologia musk tesla

I robot: dalla fantascienza alla realtà quotidiana.

La fantascienza sta divenendo rapidamente realtà al punto da mettere in seria difficoltà le nostre capacità di adattamento. La robotica, insieme all’intelligenza artificiale, entrerà sempre di più nelle nostre vite quotidiane trasformando nuovamente gli equilibri della nostra società. Infatti è probabile che molti dei lavori che noi oggi conosciamo in un futuro prossimo spariranno o diventeranno obsoleti e che il nostro stile di vita subirà un ulteriore cambiamento. Elon Musk ha presentato un progetto di un robot umanoide che sarà reso pubblico, in forma di prototipo, nel 2022. Grazie all’esperienza e al know how accumulato da Tesla questi robot saranno in grado di eseguire tutti quei compiti pericolosi, ripetitivi, faticosi e noiosi per l’essere umano.

Da dove deriva il nome Robot?

Lo scrittore cèco Karel Čapek aveva chiamato proprio robot gli automi che lavoravano al posto degli operai nel suo romanzo R.U.R. scritto nel 1920. Il termine robot deriva infatti dal cèco “robota” e rappresenta il concetto di “lavoro servile”. Negli ultimi decenni i robot sono stati impiegati con sempre maggiore successo nell’industria e nella produzione ma il passo successivo sarà la loro introduzione nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Un passaggio questo che richiede inevitabilmente una serie di profonde riflessioni di carattere psicologico ed etico. Infatti non è da escludere che a breve dovremo trarre ispirazione dalle Tre leggi della robotica teorizzate da Isac Asimov.

Le tre leggi della robotica

Le tre leggi della robotica furono ideate da Isaac Asimov all'inizio degli anni '40 del secolo scorso. Queste regole sono state accolte anche dalla comunità scientifica dato che sottolineano uno dei problemi principali relativi al rapporto uomo-robot. Tema che oggi diviene quanto mai centrale grazie all'evoluzione dell'intelligenza artificiale. Le tre regole della robotica sono le seguenti:

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e con la Seconda Legge.
La HRI Human Robot Interaction

La ricerca scientifica nell’ambito dell’interazione uomo-robot coinvolge un’ampia varietà di discipline. La psicologia gioca un ruolo prezioso in questo ambito e può essere di grande aiuto nella progettazione di nuovi automi.


Un robot come animale domestico

Il gatto “Joy for all” è un robot in grado di reagire al movimento e al tatto. Muove la testa, le zampe, fa le fusa e miagola. Di questo automa ne esiste anche una versione canina in grado di muoversi, di agitare la coda e di abbaiare interagendo con un essere umano. Nel nostro immaginario i robot assumono delle sembianze inquietanti mentre nella realtà la robotica sta producendo delle versioni accoglienti e interattive in grado di relazionarsi con l’essere umano in termini positivi e non angoscianti. Infatti gli automi possono assumere diverse forme come quelle di animali, di peluche o di personaggi tratti dai cartoni animanti migliorando così la componente “relazionale”. Quindi il loro aspetto gioca un ruolo fondamentale per evitare di stimolare nell’uomo l’emergere di sensazioni negative e stranianti. Interagire con una figura antropomorfa può destare un profondo senso di inquietudine, di paura ma può in alcuni casi generare anche una forte empatia oppure produrre reazioni delle “aggressive”. Già nel 2003 gli psicologi e gli ingegneri avevano iniziato a lavorare su un robot in grado di percepire le emozioni umane e di rilevare il livello d’ansia grazie all’input di alcuni dati fisiologici. Oggi grazie allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, della potenza di calcolo che abbiamo a disposizione e dell’eleganza di alcuni algoritmi lo sviluppo sta assumendo dei contorni simili alla fantascienza. I robot possono essere gestiti in remoto e la qualità dell’interazione può aumentare in modo esponenziale e adattarsi alle caratteristiche dell’essere umano.

La foca robot

Paro è il nome della foca “robot” che è stata progettata in Giappone appositamente per gli anziani, infatti questa nazione che ha il primato della popolazione più vecchia del mondo. L’ingegnere Takanori Shibata ha realizzato così un automa che è stato utilizzando a livello internazionale nelle case di riposo, negli ospedali e in altri ambienti in cui è impossibile o è complesso utilizzare degli animali “reali”. Per quanto possa sembrare innaturale o destare qualche comprensibile sospetto a causa anche di eventuali pregiudizi l’impatto di Paro è stato più che positivo per gli anziani. Il robot è stato in grado di ridurre l’ansia e l’agitazione nei pazienti e ha rappresentato un oggetto simbolico che ha permesso loro di interagire a livello relazionale sia con gli operatori che con i parenti e i gli altri ricoverati. Paro quindi ha stabilito una relazione con l’essere umano e questo aspetto apre una serie di interessanti prospettive dal punto di vista psicologico. Inoltre, in questi ultimi anni, il costo della tecnologia sta continuando a scendere rendendo sempre più accessibile questo tipo di strumenti. Contemporaneamente si sta lavorando per offrire un supporto tecnologico a 360° per aiutare gli anziani a mantenere la propria autonomia e ad evitare potenziali incidenti in casa ad esempio una della cause più frequenti di infortunio riguarda le cadute accidentali dovute al tentativo di raccogliere un oggetto per terra (un’azione che un robot può compiere facilmente e in totale autonomia). La Prof.ssa Wendy Moyle, esperta di invecchiamento presso la Griffith University di Brisbane (Australia), ha condotto diverse ricerche con Paro e altri robot evidenziandone le ricadute positive anche nei casi di demenza. Si è infatti scoperto che il distacco con un robot “da compagnia” può produrre un grosso impatto emozionale equiparabile a quello che accade con un animale “reale”. 

paro la foca robot e gli anziani
Quali emozioni possono stimolare i robot?

L’aspetto di un robot deve essere scelto con attenzione dato che possono suscitare un enorme quantità di emozioni nell’essere umano: dall’ansia, alla paura fino all’empatia. Più il robot assume forme antropomorfe più le persone si attendono da questi oggetti delle capacità affettive e sociali. Il robot 3E-A18 prodotto dalla Honda è un automa specializzato nell’empatia. Il suo volto può trasmettere e riconoscere delle emozioni e interagire con gli esseri umani in modo più profondo. L’obiettivo è quello di realizzare delle guide robot per i luoghi pubblici (come stazioni e aeroporti) per fornire un’interazione accogliente con l’essere umano riducendo così la componente ansiosa. Il Giappone è da sempre avanti nella creazione degli automi che rientrano a pieno nella loro cultura e nella loro tradizione e di conseguenza nella nazione nipponica non emergono delle visioni stereotipate o dei veri e propri pregiudizi rispetto ad essi. Infatti in occidente la sola idea di un robot “assistente” che si prenda cura delle persone anziane è visto con sospetto.  In realtà le persone possono formare in modo del tutto spontaneo un rapporto emozionale con un qualsiasi oggetto che può ad esempio rappresentare un ricordo (ad es. un’auto, una fotografia o un libro) e quindi è logico attendersi che questo legame possa formarsi in modo ancora più importante con un automa. Questo aspetto è già emerso con dei semplici robot dedicati alle pulizie domestiche (Sung et al., 2007) o tra i soldati che lavorano con degli autonomi progettati per disinnescare le bombe ( Carpenter,2015). 

I robot potrebbero ridurre i pregiudizi

Oltre all’impatto sul lavoro e sull’economia i robot potrebbero produrre un impatto positivo riducendo gli stereotipi presenti tra gli esseri umani. E’ possibile che man mano che i robot diventeranno una presenza normale all’interno della nostra società, le differenze di religione e culturali tra gli esseri umani potrebbero ridursi favorendo l’emergere di un’identità comune. Infatti diversi studi sembrano confermare questa ipotesi. Rimane fondamentale approfondire le modalità relazionali che potrebbero emergere tra le persone e i robot compresi i cambiamenti che potrebbero produrre non solo a livello di abitudini, ma anche su dimensioni psicologiche più profonde in grado di coinvolgere la dimensione emozionale, relazionale e sociale. Inoltre è possibile che emergano delle emozioni e dei rapporti distorti per via dell’inevitabile asimmetria che si viene a creare nella relazione tra l’essere umano e il robot. L'essere umano oggi può esprimere aggressività o mostrare empatia anche semplicemente verso un un assistente vocale come Google Home, Alexia o Siri.

Esempi di Robot Honda 3E-A18 Asimo Boston Dynamics
Il robot viene percepito come un essere umano?

Le attribuzioni che l’essere umano produce in modo istintivo interagendo con il proprio ambiente possono generare una serie di fenomeni psicologici interessanti come, ad esempio, la pareidolia ovvero la capacità di individuare delle forme familiari quando si osservano le nuvole o quando si crede di sentire una frase di senso compiuto ascoltando un semplice fruscio di fondo. Ma quali sensazioni potrebbe produrre l’interazione con un robot? In uno studio realizzato da Crowell CR, Deska JC, Villano M, Zenk J, Roddy JT Jr. nel 2019 è emerso che le persone tendono a considerare come più stranianti e meno “umani” i comportamenti dei robot antropomorfi (ovvero che hanno sembianze umane) rispetto a quelli con una forma diversa. Mentre sembravano più familiari se veniva comunicato loro che i movimenti dei robot erano controllati a distanza da un operatore umano. Per questa ragione è fondamentale la presenza degli psicologi nella progettazione di robot “umanoidi” per studiare le forme più adeguate per favorire una relazione positiva con l’essere umano. L’interazione con gli assistenti domestici (ad es. Google Home o Alexia) rappresenta già un esempio di come questa relazione stia diventando ogni giorno più profonda. Se da un lato l’automazione e l’intelligenza artificiale stanno portando una serie di importanti benefici anche in ambito sanitario dall’altro emerge la necessità di analizzare anche le questioni etiche che questa tecnologia può sollevare. Proviamo ad analizzare i vantaggi e i potenziali rischi.

Le incredibili abilità di coordinazione motoria e di equilibrio dei robot della Boston Dynamics

I vantaggi della robotica

L’applicazione della robotica è in grado di generare una serie di importanti benefici che sono stati evidenziati da diverse ricerche in ambito sanitario, infatti i robot hanno la capacità di garantire un supporto emozionale e cognitivo ai pazienti anziani  (Broekens et al., 2009; Papadopoulos et al., 2020). Ma possono anche essere di grande aiuto per i bambini che presentano un disturbo dello spettro autistico  (Cabibihan et al., 2013; Pennisi et al., 2016 ). Inoltre l’interazione con delle tecnologie smart può anche avere un impatto positivo sul senso di solitudine (Kanamori et al., 2002 ; Banks et al., 2008). In un futuro prossimo è probabile che molti lavori pesanti, faticosi e noiosi saranno definitivamente svolti da robot e da intelligenze artificiali.

I potenziali rischi della robotica

Nelle persone che soffrono di un deterioramento cognitivo potrebbe emergere un senso di confusione nell’interazione con un robot (Sharkey e Sharkey, 2012a) oppure in alcuni casi la fiducia risposta nell’automazione potrebbe essere eccessiva come ad esempio nel caso di “robot guida” (Robinette et al., 2016 ). Anche la possibilità sempre più crescente che i robot possano diventare dei “partner sessuali” apre una serie di controversie sul piano etico. Non si possono escludere l’emergere di atteggiamenti svalutativi o aggressivi verso i robot che potrebbero essere percepiti come stranianti o come responsabili della perdita di tanti posti di lavoro. 

In sintesi

È impossibile fermare l’evoluzione tecnologica ed è importante evitare di cadere in pregiudizi o in visioni “luddistiche”. La robotica è già entrata ampiamente nelle nostre esistenze e diventerà sempre più presente nel prossimo futuro. I cambiamenti in atto riguardano lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, le capacità di apprendimento degli algoritmi e ovviamente l’automazione. L’impatto sul nostro stile di vita sarà progressivo e si apriranno una serie di questioni importanti che dovranno necessariamente coinvolgere diverse discipline come la sociologia, la filosofia, il diritto, la psicologia oltre che l’ingegneria. Sarà proprio questo aspetto a definire se andremo verso un futuro distopico piuttosto che utopico.


Dott.Igor Graziato

Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni

Specialista in Psicoterapia

Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)

Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy

Ipnosi Clinica Evidence Based

Membro dell'American Psychological Association

Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte



Riferimenti scientifici sulla robotica e la psicologia


  • Banks et al., 2008 M.R. Banks, L.M. Willoughby, W.A. Banks Animal-assisted therapy and loneliness in nursing homes: use of robotic versus living dogs. J. Am. Med. Dir. Assoc., 9 (2008), pp. 173-177
  • Broekens et al., 2009  J. Broekens, M. Heerink, H. Rosendal Assistive social robots in elderly care: a review International Society for Gerontechnology (2009), pp. 94-103
  • Cabibihan et al., 2013 J.-J. Cabibihan, H. Javed, M. Ang, S.M. Aljunied. Why robots? A survey on the roles and benefits of social robots in the therapy of children with autism. Int. J. Soc. Robot., 5 (2013), pp. 593-618
  • Carpenter, Julie 2015 Culture and Human-Robot Interaction in Militarized Spaces: A War Story. ISBN 9781472443113. Published December 11, 2015 by Routledge. 188 Pages.
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  • Gunkel, 2012 D. Gunkel The Machine Question:Critical Perspectives on AI, Robots, and Ethics MIT Press (2012)
  • M. Kanamori, M. Suzuki, M. Tanaka Maintenance and improvement of quality of life among elderly patients using a pet-type robot Nihon Ronen Igakkai Zasshi, 39 (2002), pp. 214-218
  • Pennisi et al., 2016P. Pennisi, A. Tonacci, G. Tartarisco, L. Billeci, L. Ruta, S. Gangemi, G. Pioggia Autism and social robotics: a systematic review. Autism Res., 9 (2016), pp. 165-183
  • Moyle W, Bramble M, Jones C, Murfield J. Care staff perceptions of a social robot called Paro and a look-alike Plush Toy: a descriptive qualitative approach. Aging Ment Health. 2018 Mar;22(3):330-335. doi: 10.1080/13607863.2016.1262820. Epub 2016 Dec 14. PMID: 27967207.
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  • Papadopoulos et al., 2020. I. Papadopoulos, C. Koulouglioti, R. Lazzarino, S. Ali Enablers and barriers to the implementation of socially assistive humanoid robots in health and social care: a systematic review. BMJ Open, 10 (2020), p. e033096
  • Robinette et al., 2016 Robinette, P., Li, W., Allen, R., Howard, A.M. and Wagner, A.R. (2016) Overtrust of robots in emergency evacuation scenarios. 2016 11th ACM/IEEE International Conference on Human-Robot Interaction (HRI). 101-108.
  • Sharkey and Sharkey, 2012a A. Sharkey, N. Sharkey. Granny and the robots: ethical issues in robot care for the elderly
  •   Ethics Inf. Technol., 14 (2012), pp. 27-40
  • Sung JY., Guo L., Grinter R.E., Christensen H.I. (2007) “My Roomba Is Rambo”: Intimate Home Appliances. In: Krumm J., Abowd G.D., Seneviratne A., Strang T. (eds) UbiComp 2007: Ubiquitous Computing. UbiComp 2007. Lecture Notes in Computer Science, vol 4717. Springer, Berlin, Heidelberg. https://doi.org/10.1007/978-3-540-74853-3_9
  • Złotowski, J., Proudfoot, D., Yogeeswaran, K., & Bartneck, C. (2015). Anthropomorphism: Opportunities and challenges in human–robot interaction. International Journal of Social Robotics, 7(3), 347–360.

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