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Psicofarmaci: che cosa sono e quando vengono usati?

feb 23, 2023

Con il termine psicofarmaci si intende un generico insieme di principi attivi che hanno una qualche influenza sul cervello agendo, generalmente, sul rilascio dei neurotrasmettitori.

Psicofarmaci che cosa sono e a che cosa servono?

Che cosa sono gli psicofarmaci?

La psicofarmacologia è un settore della ricerca scientifica che studia gli effetti sul Sistema Nervoso Centrale di specifici principi attivi; generalmente uno psicofarmaco agisce sui neurotrasmettitori o sui loro recettori producendo un impatto positivo sulla condizione mentale e con limitati effetti collaterali. È importante ricordare che esistono delle sostanze del tutto naturali che possono agire, in modo positivo o negativo, sull’equilibrio del cervello e che possono quindi produrre un effetto sul comportamento umano. Gli psicofarmaci che vengono maggiormente prescritti sono gli ansiolitici (le cosiddette benzodiazepine come lo Xanax® o l’En®) e gli antidepressivi di ultima generazione (gli SSRI ovvero gli Selective Serotonin Reuptake Inhibitors come ad esempio il Cipralex®, lo Zolof® o il più noto di tutti il Prozac®). È importante ricordare che una prescrizione di tipo psicofarmacologico, quando necessaria, deve essere sempre sostenuta da un supporto di tipo psicoterapeutico al fine di incrementare l’efficacia del trattamento.

Per certi versi viviamo in una cultura ancora permeata dal dualismo cartesiano che tende a voler separare, in modo arbitrario, la parte mentale da quella organica. Infatti, il filosofo Descartes aveva suddiviso la realtà in res cogitans (ovvero la componente psicologica) e in res extensa (la dimensione fisica). Oggi questa visione appare ampiamente superata dato che l’essere umano può essere considerato nella sua unicità e con una visione che fa riferimento al monismo. È ormai noto a livello scientifico come la psicoterapia possa produrre delle modificazioni permanenti a livello cerebrale producendo un impatto concreto e misurabile sulla dimensione psicologica. In alcuni casi il trattamento di prima scelta è quello psicoterapeutico, come ad esempio per l’insonnia, le fobie specifiche ed alcuni disturbi d’ansia. Di conseguenza il trattamento dei disturbi mentali deve essere sempre approcciato attraverso una visione d’insieme dell’essere umano.

Gli psicofarmaci istruzioni per l’uso

È fondamentale affidarsi a uno psichiatra per la prescrizione di un trattamento psicofarmacologico ed evitare di ricorrere al “fai da te” o peggio ancora nel condividere un farmaco ansiolitico con i figli o con il partner. Un altro aspetto importante da ricordare è che una prescrizione psichiatrica viene realizzata in base a una serie di variabili e il rapporto non è sempre di carattere causale. Ad esempio, nel trattamento di un disturbo d’ansia è molto probabile che vengano impiegati degli antidepressivi SSRI mentre in altri casi vengono utilizzati psicofarmaci off label (al di fuori delle indicazioni standard). Gli stessi effetti collaterali possono presentarsi o amplificarsi per via dell’effetto nocebo. Questo termine indica l’effetto negativo che una terapia o una sostanza innocua può scatenare in un paziente perché egli gli attribuisce una valutazione psicologica negativa. Per questa ragione è consigliabile evitare di leggere il “bugiardino”, ma affidarsi al professionista sanitario e richiedere tutte le informazioni necessarie allo specialista di riferimento.

Esistono diverse classi di psicofarmaci vediamo le principali categorie:

Antidepressivi

Gli antidepressivi sono psicofarmaci che vengono prevalentemente utilizzati per il trattamento dei disturbi dell’umore, ma che possono essere impiegati anche per altre problematiche psicologiche come ad esempio per il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi d’ansia. Questa classe di psicofarmaci agisce prevalentemente sulla modulazione dei sistemi serotoninergici, noradrenergici e dopaminergici. Sono oggi disponibili una trentina di diverse molecole che possono essere raggruppate in sei gruppi principali:

  • Antidepressivi Triciclici anti-Mao (inibitori delle mono-amino ossidasi)
  • SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina)
  • SNRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina)
  • NARI (inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina)
  • Antidepressivi atipici

Gli antidepressivi triciclici (TCA): sono i primi psicofarmaci che sono stati introdotti per curare la depressione. Oggi vengono poco utilizzati dato che tendono ad avere serie tutta una serie di effetti collaterali e per questa ragione sono considerati degli psicofarmaci di seconda scelta. Gli antidepressivi triciclici agiscono incrementando la trasmissione noradrenergica e serotoninergica. Sono psicofarmaci in genere adottati per il trattamento della depressione maggiore. Rientrano in questa categoria, ad esemio, l’Amitriptilina (Laroxil®), Clomipramina (Anafranil®), Imipramina (Tofranil®), Desipramina (Nortimil®) e Maprolitina (Ludiomil®).


Gli antidepressivi SSRI: gli SSRI (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors) sono degli psicofarmaci che inibiscono il trasportatore responsabile della ricaptazione di serotonina (SERT). Appartengono a questo gruppo alcuni principi attivi come la fluoxetina (Prozac®), la sertralina (Zoloft®, Tatig® e Tralisen®) e la paroxetina (Daparox®, Dapagut®, Dropaxin®, Eutimil®, Sereupin®, Seroxat® e Stiliden®).


SNRI (Serotonin and norepinephrine reuptake inhibitors): gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina sono degli psicofarmaci simili agli SSRI ma che agiscono sul sistema noradrenergico del Sistema Nervoso Centrale e vengono utilizzati principalmente per il trattamento della depressione maggiore e per gli altri disturbi dell’umore.


Gli antidepressivi NARI (Noradrenaline Reuptake Inhibitor): gli inibitori della ricaptazione della noradrenalina sono degli psicofarmaci che si legano, in modo selettivo, a un recettore detto NET agevolando in questo modo una presenza maggiore della noradrenalina.


Gli Antidepressivi atipici sono definiti in questo modo perché non rientrano nelle altre categorie. E tra questi ricordiamo: il Bupropione (Zyban®, Corzen® e il Quomen®) Traxodone (Trittico) Mirtazapine (Remeron®, Avanza®, Zispin®) Nefazodone, Viloxazina (Vivalan®) Mianserina (Lantanon®).

Gli ansiolitici

Gli ansiolitici sono una classe di psicofarmaci che vengono utilizzati prevalentemente nel trattamento dei disturbi d’ansia, negli attacchi di panico e nelle fobie specifiche. Le benzodiazepine sono il principio attivo presente in questi psicofarmaci che genera degli effetti ansiolitici, anticonvulsionanti e anestetici. Le benzodiazepine (BZD) agiscono sul sistema GABAergico. In alcuni casi, soprattutto nei pazienti anziani, possono produrre l’effetto paradosso: invece che rilassare le benzodiazepine possono dar luogo ad agitazione psicomotoria. In realtà il cervello ha uno specifico recettore detto GABA-A che è il canale per il cloro ed è il recettore inibitorio del Sistema Nervoso Centrale. Questa parte presenta dei recettori per il legame delle benzodiazepine, dei barbiturici, dell’etanolo e di alcuni neurosteroidi. L’uso delle benzodiazepine si basa sull’ipotesi che l’ansia sia correlata con le attività di alcuni neurotrasmettitori come l'acido γ-amminobutirrico (GABA), la serotonina e la noradrenalina. Nella categoria degli ansiolitici possiamo trovare i seguenti psicofarmaci ad esempio l'alprazolam (Xanax®), il diazepam (Aliseum®, Ansiolin® e il Valium®), il lorazepam (Tavor® o Control®). Per il trattamento dell’insonnia vengono utilizzati in genere il Zolpidem (Stilnox®), lo Zopiclone (Imovane®) e lo Zaleplon (Sonata®).  È importante ricordare che il trattamento di prima scelta per l’insonnia è la CBT-I (Cognitive Behavioral Therapy for Insomnia) ovvero la terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia che garantisce degli ottimi risultati senza ricorrere all’uso di psicofarmaci.


Barbiturici: sono stati i primi psicofarmaci con effetti sedativi ed ipnotici utilizzati prevalentemente per il trattamento dell’insonnia. Tendenzialmente vengono utilizzati come antiepilettici ed anestetici.


Agonisti parziali dei recettori per la serotonina: sono i farmaci che vengono utilizzati per il trattamento sintomatico dell’ansia ed esplicano la loro attività attraverso la modulazione della serotonina (recettore 5-HT1A). Fra i principi attivi di questa classe di farmaci troviamo il Buspirone (Axoren® o Buspar®).


Beta-bloccanti: sono utilizzati per ridurre i sintomi associati all’ansia come ad esempio la tachicardia, i tremori e le palpitazioni. Rientrano in questa classe farmacologica, ad esempio, il propranololo (Inderal®).

Antipsicotici

una volta erano definiti neurolettici; questi psicofarmaci sono impiegati nel trattamento dei disturbi mentali gravi come ad esempio la psicosi. L’ipotesi è che i disturbi psicotici siano generati da un eccesso di dopamina e da un deficit di serotonina. Inoltre in base alla loro struttura chimica si possono individuare diverse tipologie di antipsicotici:


Fenotiazine: rientrano in questa classe di antipsicotici dei principi attivi come la perfenazina e la clorpromazina. Questi psicofarmaci esplicano la loro azione antipsicotica attraverso un’azione antagonista dei recettori dopaminergici D2.

Butirrofenoni: sono un antagonista dei recettori D2 e influenzano anche i recettori 5-HT2 della serotonina. Rientrano in questo gruppo i principi attivi come ad esempio l'aloperidolo (Serenase® e Haldol®) e lo spiperone.

Derivati benzammidici: questi psicofarmaci generano un’azione antagonista verso i recettori D2 per la dopamina. Rientrano in questa classe, ad esempio, il sulpiride (Dobren®).

Derivati benzazepinici: questi psicofarmaci esercitano un’azione terapeutica contro la psicosi grazie all’antagonismo nei confronti dei recettori sia D2 che 5-HT2. Rientrano in questa categoria i seguenti principi attivi: la clozapina (Leponex®), la quetiapina (Seroquel®, Queteper®) e l'olanzapina (Zyprexa® o Arkolamyl®).

Stimolanti del sistema nervoso centrale

Questa classe di psicofarmaci viene impiegata nel trattamento della narcolessia e dell’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder ovvero il Disturbo da deficit di attenzione o iperattività). Questo farmaco agisce stimolando il rilascio di monoamine come ad esempio la dopamina e la noradrenalina generando, di conseguenza, un’azione stimolante a livello del Sistema Nervoso Centrale. Rientrano in questa categoria gli psicofarmaci che hanno i seguenti principi attivi ovvero il modafinil (Provigil®) e il metilfenidato (Ritalin®).

 

Stabilizzatori dell’umore

Sono psicofarmaci che vengono utilizzati quando nel paziente emerge un’alterazione significativa del tono dell’umore, instabilità emotiva, irritabilità, discontrollo degli impulsi e oscillazioni importanti del tono. Rientrano in questa categoria i Sali di litio (Carbolithium®), il Valpronato di Sodio (Depakin®, Depakin Chrono®) Oxcarbazepina (Tolep®), Carbamazepina (Tegretol®), Lamotrigina (Lamicta®l). In generale il litio è considerato il farmaco di prima scelta anche in tutte quelle situazioni che comportano un elevato rischio suicidario. È importante ricordare che gli psicofarmaci che utilizzano il litio come principio attivo richiedono un attento monitoraggio del paziente dato che può produrre anche degli effetti collaterali seri.

In sintesi:

  • La prescrizione di un trattamento psicofarmacologico è di competenza dello psichiatra al netto della gravità del disturbo.
  • In termini generali non esiste un miglior farmaco, ma piuttosto una migliore prescrizione in funzione delle caratteristiche del disturbo psicologico.
  • Il trattamento psicofarmacologico deve essere accompagnato da un supporto psicoterapeutico.
  • In alcuni casi il trattamento di pima scelta è di tipo psicoterapeutico come ad esempio per l’insonnia o le fobie specifiche. In questo caso non è necessario ricorrere a dei farmaci.
  • Sono emersi dei dubbi sull’ipotesi serotoninergica della depressione.
  • Non vanno confuse le figure del neurologo e dello psichiatra. Infatti il neurologo è un professionista sanitario che si occupa più specificatamente delle demenze, dei tumori celebrali e delle lesioni che possono coinvolgere il Sistema Nervoso Centrale e Periferico. Per quanto riguarda la prescrizione degli psicofarmaci la figura di riferimento è lo psichiatra.
  • Assumere degli psicofarmaci non significa essere “pazzo” ma piuttosto assumere una cura per migliorare il benessere emozionale.
  • Gli psicofarmaci, se debitamente somministrati e assunti, non producono una dipendenza.
  • Evita il "fai da te" e di informarti sul web, sui social e nei forum. L'esperienze soggettive sono fuorvianti e rischiano di produrre un impatto sulla compliance al trattamento.

Dott.Igor Graziato

Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni

Specialista in Psicoterapia

Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)

Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy

Ipnosi Clinica Evidence Based

Membro dell'American Psychological Association

Membro della Division 30 Society of Psychological Hypnosis

Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte

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