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Ok boomer! Il pregiudizio verso gli anziani

apr 01, 2021

Negli ultimi anni, un termine che ha guadagnato grande popolarità è "Ok Boomer". Utilizzato principalmente dalle nuove generazioni, questo espressione è diventata un modo informale di indicare un atteggiamento negativo e pregiudizievole nei confronti delle persone più anziane. Tuttavia, è importante riconoscere i rischi di questo atteggiamento, non solo per le persone anziane, ma anche per le giovani generazioni stesse. In questo articolo esploreremo il fenomeno dell'ageismo e i pericoli che comporta, invitando tutte le generazioni a lavorare insieme per superare le divisioni e costruire un futuro inclusivo.

Ok boomer il pregiudizio verso gli anziani

 

Che cos'è l'ageism?

Il termine ageism (traducibile in italiano con ageismo) è stato coniato nel 1969 dallo psichiatra Robert N. Butler per indicare un pregiudizio legato all’età di una persona. Il concetto si può applicare sia verso i giovani che soprattutto verso gli anziani; infatti si può ritenere una persona “troppo giovane” o “troppo vecchia” per svolgere una determinata attività in modo del tutto pregiudiziale. Questo atteggiamento può produrre degli effetti concreti in particolar modo verso gli anziani che possono subire questo tipo di discriminazione da diversi punti di vista. In un momento drammatico come quello che ha caratterizzato la pandemia da COVID-19 il tema dell’agism (ageismo) è diventato ancora più centrale nel confronto politico e sociale. La Prof.ssa Becca Levy, PhD (Professore di Epidemiologia alla Yale School of Public Health e professoressa di Psicologia presso la Yale University) che ha il merito di aver iniziato a studiare questo tema ha sottolineato come gli stereotipi negativi relativi alle persone anziane possano produrre degli effetti sui bambini e sugli adolescenti dato che quest’ultimi tenderanno ad applicare queste credenze anche a loro stessi quando raggiungeranno la terza età. L'ageismo è una forma di discriminazione basata sull'età che può manifestarsi in diverse sfaccettature, tra cui stereotipi negativi, pregiudizi e trattamenti ingiusti. L'atteggiamento "Ok Boomer" può essere considerato un esempio di ageismo, in quanto generalizza e denigra le persone più anziane in base alla loro età, senza considerare le loro esperienze, competenze o contributi alla società.

Chi sono i Boomer?

La sociologia offre un quadro interessante per comprendere le dinamiche sociali e culturali che caratterizzano le diverse generazioni. Nel corso degli anni, sono stati coniati vari termini per classificare le persone in base al loro anno di nascita, in particolare i Baby Boomer, la Generazione X, la Generazione Z e i Millennials (o Generazione Y). Questi gruppi generazionali hanno vissuto esperienze diverse che hanno plasmato la loro visione del mondo, i valori, i comportamenti e le aspettative. Vediamo nel dettaglio le caratteristiche demografiche e sociologiche delle varie generazioni.

  • I Baby Boomer sono coloro che sono nati tra il 1946 e il 1964. La loro nascita coincide con un periodo di significativa ripresa economica dopo la Seconda Guerra Mondiale. Hanno vissuto un'epoca di progresso e prosperità, caratterizzata da una maggiore stabilità economica e sociale rispetto alle generazioni precedenti. I Baby Boomer sono spesso associati a una mentalità lavorativa concentrata sull'ascesa professionale e sulla sicurezza finanziaria. Inoltre, hanno assistito a importanti eventi storici come la Guerra del Vietnam e il movimento per i diritti civili.
  • La Generazione X è composta dalle persone nate tra la seconda metà degli anni '60 e i primi anni '80. Questa generazione ha affrontato una serie di cambiamenti sociali e tecnologici significativi. Sono stati fortemente influenzati dalla crescita del consumismo, dall'avvento dei computer e delle prime forme di comunicazione digitale. I membri della Generazione X sono spesso descritti come adattabili, autonomi e orientati al successo individuale. Hanno sperimentato un mondo in rapida evoluzione e hanno dovuto fare i conti con l'aumento della concorrenza sul mercato del lavoro.
  • I Millennials, o Generazione Y, sono nati tra il 1981 e il 1996. Sono cresciuti con la diffusione di internet, dei telefoni cellulari e dei social media. La loro esperienza è stata influenzata dall'era digitale e dalla globalizzazione. I Millennials sono spesso descritti come aperti al cambiamento, orientati all'equilibrio tra vita privata e lavoro, e con un forte desiderio di realizzazione personale. Hanno affrontato sfide come la crescente competizione nel mondo del lavoro e l'instabilità economica.
  • La Generazione Z comprende le persone nate dalla metà degli anni '90 fino ai primi anni 2000. È la prima generazione a essere cresciuta con Internet e le tecnologie digitali come parte integrante della loro vita quotidiana. Questo ha avuto un impatto significativo sulla loro socializzazione, sul modo in cui si informano e comunicano. La Generazione Z è spesso definita come una generazione globale, aperta alla diversità e orientata alla tecnologia. Sono cresciuti in un mondo caratterizzato dalla crisi economica globale, da conflitti geopolitici e dalla consapevolezza dell'impatto ambientale.
L'ageism durante la pandemia di COVID-19

L’idea che tutti gli anziani siano fragili e vulnerabili può generare un effetto psicologico importante su questo cluster di popolazione. La limitazione dell’autonomia, la perdita di auto-efficacia e la paura di un contagio possono generare un impatto emozionale importante sugli anziani. Ma questi stessi messaggi potrebbero anche avere conseguenze nel futuro sulle modalità con cui i giovani di oggi affronteranno la loro vecchiaia. Inoltre, questi stereotipi relativi all’età possono influenzare le modalità con cui le varie generazioni si relazionano tra di loro oggi. È una visione primitiva ed ingenua pensare di dividere la società in due grandi gruppi: ovvero le persone anziane come fragili e i giovani come “sani e forti”. Se è vero che il cut-off si colloca intorno ai 65 anni ed è concreto un rischio più rilevante di incorrere in complicazione serie da COVID-19 molti adulti ed anziani sono persone sane e assolutamente autonome. Questo stereotipo può portare i nipoti e i figli ad inviare messaggi che minano la capacità decisionale, il senso di autonomia ma anche la componente emozionale degli anziani generando conseguenze importanti sul piano psicologico come viene sottolineato da Alison Chasteen, PhD, professore di psicologia all'Università di Toronto. Anche se le intenzioni sono buone è importante sempre preservare il senso di autonomia e di indipendenza delle persone. Se questo atteggiamento si trasforma uno stressor questo può generare anche un impatto a livello fisico oltre che psicologico.L’età non può essere l’unico criterio da utilizzare ma è necessario valutare anche la presenza di altre fragilità sia fisiche che psicologiche.

Come affrontare questo pregiudizio?

Insieme al COVID-19 si èdiffusa in tutta la società questo pregiudizio che può produrre un impatto importante sia sul benessere psicologico che su quello fisico degli anziani. È possibile attenderci quindi l’emergere di ulteriori problemi di salute nei prossimi mesi per questa fascia della popolazione. Proprio per questa ragione gli psicologi, gli psicoterapeuti e in generale tutte le persone che si occupano di salute dovrebbero prendere in seria considerazione questi aspetti. Ma in che modo affrontare l’ageism? Proviamo in sintesi a rispondere a questa domanda:

  • Bisogna superare la generalizzazione e iniziare a diffondere attivamente  l’idea che le persone anziane non rappresentano un’unica categoria uniforme. Si deve prestare attenzione al proprio linguaggio e cercare di ridurre l’effetto della polarizzazione (giovani Vs. anziani). La realtà è sempre molto più complessa e variegata di quanto siamo portati a credere.
  • È importante che gli psicologi prendano posizione in modo manifesto rispetto a questo tema sia in ambito clinico che pubblico stimolando un dibattito più esteso nella società.
  • E’ necessario aiutare a diffondere un concetto più ampio di solidarietà incoraggiando le persone a compiere azioni concrete e a superare gli stereotipi e i pregiudizi.
  • Favorire l'invecchiamento attivo. Bisogna promuovere una cultura che apprezzi e valorizzi le capacità e le esperienze dei lavoratori più anziani. Questo può essere fatto incoraggiando lo sviluppo di attività e programmi basati sul trasferimento della conoscenza come il mentoring, in cui i lavoratori più anziani possono condividere le proprie competenze con i colleghi più giovani.
  • Politiche aziendali inclusive. Le aziende devono adottare politiche che contrastino l'ageismo sul lavoro, come l'implementazione di programmi di formazione e sviluppo per tutti i lavoratori, indipendentemente dall'età. Inoltre, è importante favorire la diversità intergenerazionale nei team di lavoro, in modo da creare un ambiente inclusivo e stimolante.
  • Promuovere la cooperazione intergenerazionale. La promozione dell'incontro e della collaborazione tra diverse generazioni è essenziale per combattere l'ageismo. Ciò può avvenire attraverso programmi e progetti che favoriscono lo scambio di conoscenze, esperienze e competenze tra giovani e anziani. Queste iniziative possono contribuire a creare un senso di solidarietà e reciproco apprezzamento tra le diverse età.
  • Leggi e politiche governative. Le leggi e le politiche pubbliche possono svolgere un ruolo importante nel contrastare l'ageismo. È necessario adottare misure legislative che proteggano i diritti delle persone anziane e vietino la discriminazione basata sull'età nelle diverse sfere della società, come il lavoro, l'accesso ai servizi sanitari e l'educazione.

In conclusione, superare l'ageismo richiede un impegno collettivo a livello sociale, istituzionale e individuale. È importante promuovere una cultura inclusiva che valorizzi l'invecchiamento attivo e favorisca la collaborazione tra generazioni. Solo attraverso questi sforzi congiunti sarà possibile creare una società più equa e rispettosa di tutte le età.

Dott.Igor Graziato

Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni

Specialista in Psicoterapia

Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)

Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy

Ipnosi Clinica Evidence Based

Membro dell'American Psychological Association

Membro della Division 30 Society of Psychological Hypnosis

Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte

Bibliografia

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