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L'interpretazione dei sogni nella psicologia.

mag 16, 2021

Il tema dei sogni ha affascinato fin dall’antichità gli esseri umani. Tantissime sono le teorie che sono state elaborate su questo argomento. L’autore che viene in mente quando si parla di sogni è sicuramente Sigmund Freud che scrisse nel 1901 il testo “Die Traumdeutung” ovvero l’opera famosa “L’interpretazione dei sogni”. Non bisogna però dimenticare l’italiano Sante De Sanctis che pubblicò nel 1896 il testo “I sogni e il sonno nell’isterismo e nell’epilessia” e “I sogni: studi clinici e psicologici di un alienista” e che venne citato proprio dal padre della psicoanalisi. 

Interpretazione dei sogni Freud

L'interpretazione dei sogni

I l tema dei sogni ha affascinato fin dall’antichità gli esseri umani. Tantissime sono le teorie che sono state elaborate su questo argomento. L’autore che viene in mente quando si parla di sogni è sicuramente Sigmund Freud che scrisse nel 1901 il testo “Die Traumdeutung” ovvero l’opera famosa L’interpretazione dei sogni. Non bisogna però dimenticare l’italiano Sante De Sanctis che pubblicò nel 1896 il testo “I sogni e il sonno nell’isterismo e nell’epilessia” e “I sogni: studi clinici e psicologici di un alienista” e che venne citato proprio dal padre della psicoanalisi. Nel corso degli anni grazie all’evoluzione delle neuroscienze e della psicologia abbiamo avuto modo di approfondire dal punto di vista scientifico questo tema ed è giusto sottolineare come il fascino di poter sognare sia rimasto inalterato nel tempo. Infatti si tratta di un’esperienza così coinvolgente, straniante e alle volte angosciante che non può che colpire la nostra immaginazione. Tutte le notte facciamo questa esperienza anche se non sempre i ricordiamo i nostri sogni al risveglio. I sogni sono spesso strani, confusi e così particolari da rendere quasi impossibile una loro comprensione in autonomia. Per questa ragione è possibile una loro interpretazione e una loro decodifica solo attraverso lo psicoterapeuta. Ad esempio una metodologia che si può adottare è la DMR (Description, Memory sources and Reformulation) ideata dallo psicologo Jacques Montangero. Un'altra esperienza profonda e coinvolgente può avvenire attraverso i cosiddetti sogni lucidi.

I sogni in psicoterapia

L’analisi dei sogni dei pazienti è una strategia preziosa nei percorsi di psicoterapia e non solo nell’ambito del mondo psicodinamico; infatti anche nell’approccio Cognitivo-Comportamentale l’uso del materiale onirico del paziente può rappresentare un utile supporto al percorso di psicoterapia. È per certi versi paradossale osservare come i sogni siano utilizzati raramente nei percorsi di psicoterapia CBT sebbene lo studio dei sogni abbia giocato un ruolo importante proprio nell’origine della terapia cognitiva. I due studi sperimentali che consentirono a Beck di elaborare i principi della psicoterapia cognitiva riguardavano proprio il contenuto onirico dei pazienti depressi (Beck & Hurvich, 1959; Beck & Ward, 1961). Durante queste ricerche era emersa una sorta di continuità tra i pensieri nello stato di veglia e i contenuti più ricorrenti dei sogni; un’osservazione che era già stata proposta da Alfred Adler. Come era già noto per Beck proprio queste convinzioni specifiche giocavano un ruolo importante nel mantenere uno stato depressivo per questa ragione egli sostenne anche l’uso del materiale onirico in terapia considerando l’interpretazione dei sogni come uno strumento per indagare i processi psicologici dei pazienti. Infatti spesso gli schemi disfunzionali dei pazienti possono manifestarsi anche nei sogni influenzandone la narrazione e lo sviluppo.

Sigmund Freud che scrisse nel 1901 il testo “Die Traumdeutung” ovvero “L’interpretazione dei sogni”.

I sogni possono fornire una soluzione a un problema?

Un sogno può fornire un chiarimento di un problema che il paziente sta vivendo e aiutare lo sviluppo del percorso di psicoterapia. Beck aveva anche notato come le variazioni del contenuto di un sogno potessero riflettere i cambiamenti che erano avvenuti nello stato di veglia (Beck, 1967). Dopo questa fase iniziale di interesse verso il mondo onirico ogni riferimento ai sogni è pian piano scomparso nella Terapia Cognitivo-comportamentale. Secondo lo psicologo Rachael Rosner questa perdita di interesse per tale fenomeno è stata determinata da due fattori:

  • Beck prese le distanze dalla comunità psicoanalitica dato che questa risultò poco interessata al modello Cognitivo-comportamentale.
  • I terapeuti comportamentali per la loro “forma mentis” erano riluttanti nell’usare il materiale onirico in terapia dato che esso non aveva nessuna relazione con il comportamento “osservabile”.

Un altro aspetto che ha giocato un ruolo importante è l’oggettiva difficoltà di analizzare questo fenomeno dal punto di vista scientifico. Abbiamo assistito a un incremento dello studio dei sogni intorno agli anni ’90 del secolo scorso (Foulkes, 1996) ma purtroppo gran parte di questa ricerca anche nell’ambito della psicologia ha trovato un’accoglienza tiepida

Sonno REM percentuali nei bambini, adolescenti, adulti ed anziani
La fase REM (Rapid Eye Movement)

Quando dormiamo attraversiamo diverse fasi nel sonno, che sono divisibili nelle fasi NREM (il cosiddetto "sonno ortodosso") e REM. La fase REM (Rapid Eye Movement, ovvero una fase detta "sonno paradosso" e caratterizzata dai movimenti oculari rapidi osservabili sotto le palpebre di chi dorme). Nella fase REM emergono con maggiore probabilità i sogni e il cervello presenta una forte attività).

  • Stadio 1: NREM, rappresenta l'addormentamento, in questa fase l'attività cerebrale inizia a rallentare;
  • Stadio 2: NREM, fase di sonno leggero, in cui le onde cerebrali sono molto simili a quelle della fase di veglia;
  • Stadio 3: NREM, fase di sonno profondo che è caratterizzata da onde cerebrali molto lente ed ampie;
  • Stadio 4: NREM, fase di sonno profondo in cui il nostro corpo si rigenera anche dal punto di vista metabolico.
  • Stadio 5: REM, in questo stadio le onde cerebrali che evidenziano il movimento oculare e un'attività celebrale "vivace".

Perché sogniamo?

La nostra mente ha la capacità di rappresentare in termini simbolici le esperienze e questo avviene anche durante lo stato di veglia. Ad esempio, quando stiamo guidando o siamo seduti in una sala d’attesa la mente potrebbe iniziare a divagare sugli accadimenti futuri o su ricordi del passato allontanando così l’attenzione dalla realtà circostante. Il cosiddetto sogno ad occhi aperti è un’esperienza comune e tende a presentarsi quando proviamo a rilassarci. Un’esperienza che ha molti punti in comune con il sogno tradizionale e anche con lo stato di ipnosi. Quando stiamo dormendo non ci sono stimoli da decodificare e azioni da eseguire. Di conseguenza è possibile che la nostra mente produca in modo spontaneo una simulazione del mondo esterno esattamente come accade durante la veglia recuperando dei contenuti dalla nostra esperienza recente. È evidente quindi come esista un legame tra il pensiero diurno e il sogno e viceversa. 

Perché i sogni sono strani?

Da un punto di vista psicologico il contenuto straniante, la discontinuità temporale o spaziale, le brusche interruzioni narrative di un sogno possono avere diverse spiegazioni. Ad esempio la mente tende a risparmiare le risorse cognitive e di conseguenza prova a esprimere molti “concetti” con il minimo sforzo. Quando sogniamo alcune funzioni cognitive sono allentate compresa la memoria di lavoro e questo aspetto può spiegarci alcune distorsioni che avvengono quando sogniamo. Ad esempio, in un sogno un’idea o un’immagine di una scena può diventare improvvisamente il nucleo centrale di un contenuto successivo anche se questo può creare la tipica discontinuità narrativa che caratterizza l’esperienza onirica. Un altro aspetto riguarda il contenuto soggettivo del sogno che può essere ricco di elementi fantastici, complesso, intenso ma anche banale ed emotivamente neutro. Inoltre alle volte può incentrarsi su avvenimenti recenti ma anche su ricordi remoti. Ma tutti i sogni si basano su eventi concreti e di conseguenza anche le idee astratte devono trovare un modo di esprimersi a livello visivo. Questo spiega il motivo per cui possono apparire immagini simboliche o rappresentazioni difficili da decodificare.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale e i sogni

Solo un numero piuttosto limitato di psicoterapeuti CBT dichiara di utilizzare i sogni dei pazienti nei percorsi di psicoterapia. Inoltre si osserva un maggiore interesse per i contenuti onirici nell’approccio costruttivista (Mahoney, 1974;Gonçalves & Barbosa, 2004) anche se nei percorsi di specializzazione in CBT raramente questo tema viene affrontato con la giusta profondità. Due autori in particolare (Freeman & White, 2002) condividono le idee di Beck sui sogni e sostengono come il contenuto onirico sia importante per favorire anche il processo di ristrutturazione dei “pensieri automatici”. Infatti le immagini oniriche possono rappresentare una sintesi per descrivere esperienze più complesse. Un primo cambiamento nell’approccio ai sogni emerge verso la fine degli anni ’70 del secolo scorso quando il sogno viene considerato come una funziona cognitiva da approfondire utile per la psicoterapia.


Sogni, simboli, emozioni e significato

Sappiamo che i nostri processi cognitivi sono sostenuti dalla dimensione emozionale. Infatti anche il compito intellettuale più astratto viene realizzato perché c’è una motivazione di fondo, una passione o un interesse. È quindi probabile che i sogni riguardino direttamente i vissuti e le esperienze della persona. Alcune ricerche hanno evidenziato come esistano due principali tipologie di sogni:

• Quelli che riguardano le aspirazioni e i desideri della persona

• Quelli che nascono dalle preoccupazioni individuali, dai problemi irrisolti.

In alcuni casi i sogni sembrano cercare di integrare le diverse esperienze che abbiamo vissuto. I frammenti di esperienza a cui sembra attingere il sogno per creare le narrazioni sono in genere le questioni che sono rimaste sospese e poco approfondite nei giorni precedenti. Un primo studio interessante su questo tema si deve a Hauri (1970) che aveva verificato come il contenuto dei sogni dei partecipanti a un esperimento non aveva tratto origine dalle attività che essi avevano svolto nelle sei ore precedenti al sonno. Infatti solo il 17% del campione mostrava un qualche legame con quanto accaduto nella giornata. Altri tentativi successivi di includere nel sogno un tema specifico sono falliti (Saredi, Baylor, Meier, & Strauch, 1997). Invece quello che sembra produrre un effetto è il tentativo di “censurare” e bloccare un dato pensiero prima di dormire. Infatti lo studio condotto da Wegner, Wenzlaff, & Kozak (2004) ha dimostrato che questa strategia risulta efficace nell’influenzare il contenuto onirico. 

Il sogno è il risultato di processi cognitivi simili a quelli che si attivano in modo spontaneo quando non siamo interessati al contesto che ci circonda. Se una persona si trova in una situazione del genere i pensieri non hanno bisogno di rispondere a uno stimolo esterno e la mente può iniziare a divagare liberamente. I sogni non cercano di celare qualcosa (come invece affermava Freud) quanto piuttosto di cercare di rappresentare qualcosa in modo concreto in modo da risparmiare le risorse cognitive. Questo spiega il motivo per cui la narrazione è confusa, ricca di simboli e metafore. Secondo Beck i sogni possono fornire tante preziose informazioni sulla persona, sul suo modo di percepire il mondo e sui problemi che sta affrontando. L’interpretazione dei sogni può essere fatta grazie al supporto di uno psicoterapeuta. È chiaro come anche nell’approccio cognitivo i sogni possano rappresentare un valido supporto al percorso di cambiamento.

In sintesi:

  • ogni notte tutti noi sogniamo ma pochi ricordano i dettagli dell'esperienza onirica;
  • non esiste un codice universale in grado di tradurre i sogni;
  • gli elementi presenti nel sogno hanno un significato specifico per il sognatore ma non possono essere generalizzati;
  • il modo migliore per interpretare un sogno è quello di farlo all'interno di un percorso di psicoterapia;

Dott.Igor Graziato

Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni

Specialista in Psicoterapia

Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)

Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy

Ipnosi Clinica Evidence Based

Membro dell'American Psychological Association

Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte

Riferimenti scientifici

  • Aaron T. Beck’s Dream Theory in Context: An Introduction to His 1971 Article on Cognitive Patterns in Dreams and Daydreams Rosner, Rachael I. Journal of Cognitive Psychotherapy. Vol 16 Issue 1.
  • Beck, A. T., & Hurvich, M. S. (1959). Psychological correlates of depression: I. Frequency of "masochistic" dream content in a private practice sample. Psychosomatic Medicine, 21, 50–55.
  • Beck, A. T., Ward, C. H., Mendelson, M., Mock, J., & Erbaugh, J. (1961). An inventory for measuring depression. Archives of General Psychiatry, 4, 561–57.
  • Cimino, G., Lombardo, G.P. (a cura di) (2004). Sante De Sanctis tra psicologia generale e psicologia applicata. Milano: Franco Angeli.
  • Ferreri, A.M. (1998) Sante De Sanctis. In Cimino G., & Dazzi N. (Eds.), La psicologia in Italia: i protagonisti e i problemi scientifici, filosofici e istituzionali (1870-1945). Milano: Led.
  • Freeman, Arthur, White, Beverly. Dreams and the Dream Image: Using Dreams in Cognitive Therapy. Journal of Cognitive Psychotherapy. Vol.16 Issue 1.
  • Foschi, R., Lombardo, G.P. (2010) Sante De Sanctis e lo studio sperimentale del sogno. . In Dazzi, N., Lombardo, G.P. (a cura di) Le origini della psicologia italiana. Bologna: Il Mulino.
  • Foulkes David , Dream Research: 1953–1993, Sleep, Volume 19, Issue 8, October 1996, Pages 609–624, 
  • Gonçalves, Ó. F., & Barbosa, J. G. (2004). From Reactive to Proactive Dreaming. In R. I. Rosner, W. J. Lyddon, & A. Freeman (Eds.), Cognitive therapy and dreams (p. 125–136). Springer Publishing Co. 
  • Hauri, P. (1976). Dreams in patients remitted from reactive depression. Journal of Abnormal Psychology, 85(1), 1–10. 
  • Mahoney, M.J., Avener, M. Psychology of the elite athlete: An exploratory study. Cogn Ther Res 1, 135–141 (1977).
  • Montangero, J. (2009). Using dreams in cognitive behavioral psychotherapy: Theory, method, and examples. Dreaming, 19(4), 239–254.
  • Rosner, R. I. (2004). Aaron T. Beck's Dream Theory in Context: An Introduction to His 1971 Article on Cognitive Patterns in Dreams and Daydreams. In R. I. Rosner, W. J. Lyddon, & A. Freeman (Eds.), Cognitive therapy and dreams (p. 9–26). Springer Publishing Co. 
  • Saredi, R., Baylor, G. W., Meier, B., & Strauch, I. (1997). Current concerns and REM-dreams: A laboratory study of dream incubation. Dreaming, 7(3), 195–208.
  • Wegner, D. M., Wenzlaff, R. M., & Kozak, M. (2004). Dream rebound: The return of suppressed thoughts in dreams. Psychological Science, 15(4), 232–236.

 

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