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I pregiudizi al tempo del COVID-19

apr 09, 2021

Lo “stigma” rende le persone ancora più fragili ed esposte soprattutto durante le epidemie e le pandemie. Questo può accadere perché le persone che appartengono ad una minoranza rischiano di nascondere i sintomi della malattia per evitare ulteriori discriminazioni che potrebbero emergere durante una visita.

Durante una qualsiasi emergenza la comunicazione rappresenta un elemento strategico e centrale nella gestione sia psicologica che organizzativa degli eventi. I media, ma anche molta parte della politica, hanno sottostimato il fenomeno del COVID19 definendolo “una semplice influenza” e relegando il problema al mondo orientale attribuendone in questo modo una valenza sia geografica che culturale (ad esempio con definizioni come “virus cinese” o “virus Wuhan” ). Fattori questi che possono interferire non solo con la dimensione psicologica ma anche con la stessa salute. L’idea che il “Covid19” potesse arrivare solo da certe zone del mondo e che si potesse controllare il fenomeno adottando una visione lineare e non sistematica può essere uno dei fattori che ha reso più complesso il contenimento della diffusione del contagio.

Alla base di molti “incidenti” o catastrofi c’è, infatti, un problema di carattere organizzativo e psicologico che coinvolge alcuni tipici vincoli informativi dell’essere umano (ad esempio l’attenzione, la memoria, la comunicazione e la comprensione). Tutti aspetti questi che potrebbero essere presi in carico all’interno di contesti organizzativi attraverso l’applicazione di alcuni principi di psicologia e di sociologia.

Gli effetti sulle minoranze.
La ricerca ha dimostrato negli anni come la discriminazione ed i pregiudizi possano influenzare negativamente la dimensione psicologica di alcuni gruppi sociali. Lo “stigma” rende le persone ancora più fragili ed esposte soprattutto durante le epidemie e le pandemie. Questo può accadere perché le persone che appartengono ad una minoranza rischiano di nascondere i sintomi della malattia per evitare ulteriori discriminazioni che potrebbero emergere durante una visita. Infatti in queste ultime settimane sono stati numerosi gli atti di violenza sia verbale che fisica contro le persone di “origine asiatica”. Il timore di essere vittime di ulteriori discriminazioni rischia di incrementare indirettamente la diffusione del COVID19.

Il pregiudizio e la xenofobia alimentano la diffusione della SARS-CoV2.
L’idea che il virus sia cinese rischia di creare un frame potenzialmente negativo che non solo aumenta la xenofobia, ma può anche introdurre un bias per i decisori. Se è vero che l’origine del COVID19 si può attribuire ad una specifica zona della Cina nessuna persona al mondo può dirsi esclusa dal rischio di infezione o di diffusione del virus. Anche un occidentale avrebbe potuto rappresentare il veicolo principale del contagio.

E’ importante ricordarsi quanto sia letteralmente impossibile ricostruire la rete di contatti che una persona contagiata ha avuto e questo accade per una serie di questioni psicologiche che vanno dalla dimensione emozionale (la paura di aver contratto una malattia potenzialmente mortale, il senso di vergogna per aver contagiato altre persone) a quella sociale (lo stigma). Ma sono anche coinvolti aspetti cognitivi come ad esempio la memoria che nell’essere umano non funziona certamente come quella di un hard disk.

Per questa ragione le tecnologie potrebbero rappresentare un ottimo esempio per tracciare in modo efficace la diffusione del contagio. L’OMS raccomanda vivamente di evitare di collegare una malattia trasmissibile ad una specifica area geografica. Il rischio è quello di cadere in un errore di valutazione o anche diagnostico.

Che cosa possiamo fare nel concreto?
Tutti noi possiamo fare qualcosa per contrastare lo stigma sociale. Dobbiamo anche essere consapevoli che queste azioni sono fondamentali per contrastrare la diffusione del contagio. Quali sono le raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)?

Diffondere solo notizie la cui fonte è certa.
Bisogna evitare di condividere sui social notizie o informazioni prive di valenza scientifica. Ridurre lo stigma e contrastare il pregiudizio è fondamentale. Le istituzioni devono adottare un linguaggio chiaro, comprensibile ed efficace evitando di creare confusione nella cittadinanza.

Coinvolgere gli influencer.
Un messaggio fondato su solide basi scientifiche ma veicolato in modo comprensibile da un influencer può produrre un impatto importante sulla popolazione. In generale sarebbe utile individuare un personaggio pubblico adatto per ogni target specifico (ad esempio per gli adolescenti, per gli adulti e per gli anziani).

Orientarsi solo su fonti giornalistiche “etiche”
Evitiamo di seguire giornali online che sfruttano il cosiddetto “clickbating” e che usano titoli sensazionalistici per ottenere dei click. Cerchiamo di verificare sempre le fonti.

Dott.Igor Graziato
Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni
Specialista in Psicoterapia
Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy
Ipnosi Clinica Evidence Based
Membro dell'American Psychological Association

Fonte: APA Calls for Destigmatizing Coronavirus.

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