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La storia di Paul Alexander un esempio di resilienza

set 06, 2021

La storia di Paul Alexander evidenzia come la mente umana possa reagire di fronte alle difficoltà della vita e come il fatto di avere un obiettivo preciso per cui lottare sia un aspetto che dona significato alla propria esistenza. 

Un esempio di resilienza vivere in un polmone d'acciaio

La storia di Paul Alexander e della sua lotta contro la poliomelite

All’età di sei anni Paul Alexander iniziò a manifestare i primi sintomi della poliomielite. Era appena rientrato a casa dopo aver giocato in giardino quando la febbre cominciò a salire e si presentò un dolore al collo. La madre intuì quasi subito che poteva essere di fronte a una malattia terribile dato che in quel periodo (gli anni ’50 del secolo scorso) la poliomielite era il peggior incubo di ogni genitore . Pensate che negli Stati Uniti nel 1952 si registrarono ben 60.000 casi di questa grave patologia. Il virus all’epoca si diffondeva rapidamente e colpiva soprattutto i bambini provocando all’inizio dei sintomi simili a quelli influenzali per questa ragione in alcune città i cinema, i teatri, le piscine e altri luoghi di incontro vennero chiusi proprio per cercare di contrastare il diffondersi dell’epidemia che si trasmetteva attraverso la tosse, uno starnuto o grazie a dei micro residui fecali contaminati. Purtroppo la poliomielite è una patologia che attacca rapidamente il midollo spinale e il cervello causando una graduale paralisi e in molti casi purtroppo la morte. Questa malattia è stata identificata la prima volta nel 1840 grazie al medico tedesco Jakob Heine mentre l’agente infettivo è stato isolato nel 1908 da Karl Landsteiner che vinse il Nobel per aver scoperto la presenza di diversi gruppi sanguinei nell’essere umano. La poliomielite è stata una delle malattie più temute nel secolo scorso. Grazie alle ricerche di Jonas Salk il primo vaccino venne sviluppato nel 1954, mentre per merito di Albert Sabin fu inventato un vaccino orale

Paul Alexander una delle ultime persone al mondo a vivere in un polmone d’acciaio

Per Paul Alexander la malattia aveva avuto un esordio simile all’influenza ma dopo poco tempo aveva perso la capacità di camminare, deglutire e respirare. A questo punto i medici furono costretti a eseguire una tracheotomia e a metterlo nel cosiddetto “polmone d’acciaio” un sistema meccanico e pneumatico che consentiva di far respirare il piccolo paziente in modo artificiale. In alcuni casi erano sufficienti un paio di settimane per recuperare le normali funzioni respiratorie ma nel caso di Paul Alexander (come di tanti altri bambini) purtroppo la malattia aveva ormai preso il sopravvento. Dopo un ricovero durato quasi 20 mesi i medici lo dimisero pensando che il bambino sarebbe morto di lì a poco. Il suo corpo, infatti, era ormai completamente paralizzato dal collo in giù e non era più in grado di respirare in autonomia. I genitori si erano ormai rassegnati alla sua fine imminente e lo avevo portato a casa tenendolo sempre all’interno del “polmone d’acciaio”. Malgrado le previsioni nefaste Paul Alexander è ancora vivo, ha 75 anni e abita a Dallas nel Texas. Per la seconda volta nella sua vita si trova a dover affrontare un virus pericoloso ovvero la SARS-CoV2.

Paul Alexander un esempio di resilienza

Malgrado sia stato colpito in tenera età dalla poliomielite Paul Alexander non si è mai arreso. Ha continuato gli studi e nel 1978 si è laureato. Ha imparato a usare un bastoncino da tenere in bocca per girare le pagine di un libro, per comporre un numero di telefono, per scrivere e dipingere. Nel 1986 si è abilitato come avvocato e ha praticato per circa due decenni nell’ambito del diritto di famiglia. In tribunale rappresentava i suoi clienti sulla sua sedia a rotelle in tribunale e li riceveva nel suo studio stando nel “polmone d’acciaio”. Paul Alexander aveva appreso verso gli otto anni una tecnica che gli consentiva di respirare per qualche ora al di fuori dello strumento. Purtroppo, con il passare degli anni le sue condizioni di salute sono peggiorate ed ora è costretto a vivere sempre all’interno del polmone d’acciaio. Ha smesso di esercitare ma ha deciso di scrivere il racconto della sua vita, un libro che ha realizzato utilizzando una penna attaccata a un bastoncino di plastica mosso grazie alla bocca. Un’impresa che ha richiesto ben otto anni di lavoro ma che racconta e descrive a fondo la sua personale esperienza, la sua personalità e la sua capacità di affrontare i problemi e l’incertezza. È un’opera che vuole anche sensibilizzare le persone verso questa patologia che purtroppo non è del tutto scomparsa. Infatti anche se grazie al vaccino la poliomielite sembra un lontano ricordo purtroppo essa è ancora presente in alcune aree del mondo come l’Afghanistan, il Pakistan e la Nigeria. 

La storia di Paul Alexander evidenzia come la mente umana possa reagire di fronte alle difficoltà della vita e come il fatto di avere un obiettivo preciso per cui lottare sia un aspetto che dona significato alla propria esistenza. L’atteggiamento positivo che ancora è in grado di trasmettere questo anziano signore è così coinvolgente da donare a tutti un senso di fiducia di fronte alle difficoltà. Nel suo libro (Three Minutes for a Dog: My Life in an Iron Lung) e nelle sue interviste questa dimensione motivazionale ed emozionale emerge in modo netto ed è impossibile non rimanerne colpiti. Sappiamo che la forza di volontà non è sufficiente da sola per affrontare e superare delle malattie ma la capacità di adattamento a delle condizioni estreme rappresenta una risorsa importante sul piano psicologico che può generare delle ricadute positive anche sulla dimensione fisica.


Paragonare i problemi personali e quotidiani con quelli che ogni giorno affronta Paul Alexander può produrre diversi impatti sul piano psicologico. Da un lato può risvegliare la motivazione personale, aiutare a ridimensionare le proprie problematiche e fornire una nuova energia per individuare delle sfide ma dall’altro potrebbe anche stimolare un senso di ansia, depressione o angoscia soprattutto nelle persone che stanno vivendo un disturbo sul piano emozionale. Le reazioni dipendono dalle caratteristiche personali e dal momento della vita che stiamo attraversando. Rimane il fatto che il messaggio di Paul Alexander lascia sempre un barlume di speranza anche di fronte alle situazioni più difficili. È proprio questo atteggiamento e questa determinazione ad avergli consentito di raggiungere molti importanti traguardi malgrado le condizioni di partenza fossero davvero difficili se non impossibili.



Dott.Igor Graziato

Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni

Specialista in Psicoterapia

Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)

Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy

Ipnosi Clinica Evidence Based

Membro dell'American Psychological Association

Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte

Fonte:

Paul R. Alexander (2017). Three Minutes for a Dog: My Life in an Iron Lung (English Edition). Editore: FriesenPress

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