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Don’t look up! Le reazioni umane di fronte alle catastrofi

gen 07, 2022

Il film della Netflix Don’t look up non è una commedia amara, non è una rappresentazione satirica della realtà, ma è la realtà che viviamo ogni giorno.

Don't look up Netflix

L’ultima produzione di Netflix “Don’t Look Up” è un film interessante in cui Leonardo di Caprio veste i panni di Randall Mindy, un professore universitario che insieme alla dottoranda Kate Dibiasky (interpretata dall’attrice Jennifer Lawrence) scopre che una cometa si sta dirigendo verso la Terra. La trama sembra quella dei più classici disaster movie ma lo sviluppo narrativo è interessante e probabilmente più vicino alla realtà di quanto si possa immaginare. Se verso la fine degli anni ’90 nel film Armageddon o Deep impact si vedeva una reazione congiunta delle persone nell’affrontare la minaccia di un asteroide, in “Don’t loook up” assistiamo a quella che potrebbe essere nella realtà la reazione degli esseri umani di fronte a una situazione di emergenza imprevista. In fondo già la pandemia sta mostrando tutti i limiti della politica e la difficoltà degli scienziati ad essere ascoltati. In “Don’t look up” vediamo in azione la presidente degli Stati Uniti (interpretata in modo magistrale da Meryl Streep) che è più preoccupata per il suo consenso elettorale che per l’imminente disastro.

I social network: l’inno al pensiero periferico!

I due scienziati, il prof. Randall Mindy e la dottoranda Kate Dibiasky, vengono invitati a parlare per ultimi in una trasmissione televisiva e devono destreggiarsi tra una raffica di interruzioni, di battute fuori luogo e di domande prive di senso come “Professore esistono gli alieni”? Un altro elemento interessante del film è la rappresentazione dei social network e del loro impatto nella comunicazione. Il disperato tentativo di Kate Dibiasky, durante una trasmissione televisiva di comunicare l’imminente disastro, si trasforma subito in una serie infinita di meme che vengono diffusi e condivisi in rete. La semplificazione a cui vengono sottoposti i temi scientifici da parte dei media rappresenta uno dei problemi più delicati che stiamo attraversando in questo periodo storico. Il doversi piegare costantemente ai dati di marketing forniti in tempo reale dalle piattaforme social rischia di far degenerare sempre di più la qualità del pensiero e il livello generale di comprensione.


Riprendendo il modello psicologico di Petty e Cacioppo che prevede l’esistenza di due percorsi di elaborazione dell’informazione (centrale e periferico) la tendenza ad insistere quasi esclusivamente sul canale periferico sta producendo un impatto severo sulle persone. La capacità di attenzione è sempre più limitata così come il desiderio di approfondire certi temi. Se tutto deve essere compresso nello spazio di pochi secondi di un video, o in un titolo “acchiappa like”, è praticamente impossibile affrontare seriamente qualsiasi tematica.


La questione ambientale e la pandemia sono ad esempio dei problemi complessi, che richiedono approfondimenti da parte di persone competenti e preparate. Inoltre è fondamentale la presenza di una classe politica che sia all’altezza delle sfide che, come umanità, dobbiamo e dovremo affrontare nel futuro prossimo. Se i leader politici inseguono solo il consenso nell’immediato sarà impensabile far fronte ad alcune emergenze come ad esempio quella ambientale.

Tutti dobbiamo andare d’accordo?

Un altro elemento ben rappresentato nel film Don’t Look up è il fenomeno della polarizzazione delle opinioni da parte delle persone. Emergono due fronti contrapposti coloro che “guardano in alto” (ovvero quelli che sono convinti che stia per arrivare una cometa a distruggere la Terra) e coloro che “guardano in basso” (ovvero il fronte dei negazionisti creato dalla presidente degli Stati Uniti). Anche il mondo scientifico è costretto, nel film, a piegarsi continuamente alle regole della comunicazione mediatica utilizzando una pop-star Riley Bina (interpretata da Arianna Grande) per richiamare l’attenzione delle persone grazie e lo fa grazie a un concerto alimentando così, paradossalmente, il problema.  La scienza ha perso la sua credibilità adeguandosi in modo eccessivo a delle regole di comunicazione imposte dai mass-media. Un conto è fare divulgazione scientifica altro è doversi adattare a delle regole che riducono ogni possibilità di successo. Lo stesso prof. Randall Mindy cede all’avance della giornalista Brie Evantee (interpretata da Cate Blanchett) ma questo passaggio della trama ha una valenza simbolica interessante: è la scienza infatti a cedere alle tentazioni dei mass media e alle loro modalità di comunicazione.


Una contaminazione che osserviamo quotidianamente, soprattutto in questi due anni di pandemia, quando gli scienziati vengono invitati nei vari talk show. L’illusione di poter trovare un compromesso tra due linguaggi di comunicazione così contrapposti è destinata a tradursi in un fallimento proprio per il pensiero scientifico. Un altro interessante paradosso presente all’interno di “Don’t look up!” è  l’uscita del film “Total devastation” proprio il giorno in cui la cometa colpirà la Terra. Quando viene intervistato il produttore egli mostra una spilletta in cui unisce i due fronti contrapposti attraverso due frecce una che punta verso il basso e una verso l’alto. La motivazione ti tale scelta viene espressa dicendo che “siamo stanchi di litigare e che quindi bisogna trovare un accordo” come se il problema fosse una questione di divergenze di opinioni.  Il classico effetto del “politicamente corretto” un atteggiamento che ormai sembra più interessato a trovare delle soluzioni di comodo piuttosto che prendere una posizione assertiva e schierarsi per agire in un’ottica trasformativa della società. 

Il potere dell’economia

Il personaggio di Peter Isherwell (interpretato da Mark Rylance) sembra la sintesi perfetta di Steve Jobs ed Elon Musk. Il fondatore della BASH (così si chiama l’azienda ipertecnologica rappresentata nel film) ha una visione della tecnologia esasperata e appare privo di qualsiasi di empatia al punto da comunicare al prof. Randall Mindy di conoscere ogni cosa grazie ai suoi algoritmi compreso il modo in cui lui morirà. L’imprenditore è il più importante finanziatore del partito della presidente degli Stati Uniti e quindi influenzerà le decisioni politiche per puri interessi economici personali.



La cometa, infatti, è ricca di minerali preziosi e il loro recupero consentirà alla BASH di ottenere un ampio guadagno mettendo a rischio la sopravvivenza dell’intera specie. La confusione tra le persone a questo punto aumenta e i sondaggi restituiscono una situazione paradossale: il 40% desidera che i minerali siano recuperati per ottenere così dei nuovi posti di lavoro mentre oltre il 20% non crede nemmeno nell’esistenza della cometa. Don’t look up restituisce un’immagine coerente della nostra società che appare disorientata, decadente e priva di leader in grado di affrontare le sfide. Si evidenzia un contesto culturale che appare frammentato e che ricerca una dimensione spirituale nei brand high tech illudendosi di trovare delle risposte esistenziali.

E’ molto probabile che, di fronte a una catastrofe planetaria, l’umanità si possa comportare proprio come nel film della Netflix, ovvero negando l’esistenza del problema, cercando di arricchirsi in tutti i modi, seguendo dei leader politici inadeguati, prendendo in giro gli scienziati e passando la maggior parte del tempo sui social a condividere meme. Il vero problema è l’aver perso lo spirito di sopravvivenza, il senso di unità, di comunità e l’empatia che rappresentano l’unico vero rimedio contro le problematiche che dovremmo affrontare come la pandemia o il riscaldamento globale. Don’t look up non è una commedia amara, non è una rappresentazione satirica della realtà, ma è la realtà che viviamo ogni giorno.

Dott.Igor Graziato

Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni

Specialista in Psicoterapia

Esperto di VRT (Virtual Reality Therapy)

Master in Cognitive Behavioural Hypnotherapy

Ipnosi Clinica Evidence Based

Membro dell'American Psychological Association

Past Vice President Ordine degli Psicologi del Piemonte

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